I testi di Pirandello vengo proposti all’Istituto Carlo Bazzi milanese, per il Milano Fringe Off 2025. ‘Tri cunti’, tuttavia, manca di una lettura in chiave contemporanea nel riprodurre le opere dell’autore siciliano
Tre atti unici di Luigi Pirandello condensati e interamente affidati alla presenza scenica di Graziella Spadafora: questa la proposta di ‘Tri cunti’, che dalla lingua siciliana prende non soltanto il titolo ma anche la radice culturale di un teatro che fa del dialogo con lo spettatore la sua essenza.

Diretto da Max Mazzotta e prodotto da Libero Teatro, lo spettacolo è andato in scena presso l’Istituto Carlo Bazzi di Milano per Fringe Milano Off International Festival 2025.
Gli ingredienti sono ridotti all’essenziale: un’attrice, due sedie e una manciata di oggetti che diventano vere e proprie chiavi di volta. Un cappello, un foulard, un paio di occhiali scuri, un bastone e un sigaro diventano, tra le mani di Spadafora, punti di condensazione attorno cui costruire le differenti identità.
Tri cunti: tre differenti vicende
Il primo racconto è tratto da quel commovente monologo mascherato da dialogo che risponde al titolo “L’uomo dal fiore in bocca”, in cui il protagonista si aggrappa con ostinata energia all’esistenza altrui, spiando nei dettagli quotidiani la vita che sa di dover lasciare presto.
Segue “La patente”, incursione nel mondo della superstizione: il protagonista si fa convocare dinanzi a un magistrato per ottenere un riconoscimento ufficiale della propria presunta capacità di portare sfortuna, per voltare fatalmente a proprio vantaggio la carta che gli è toccato in sorte di pescare dal mazzo.
Chiude il trittico “La giara”, il grottesco tira e molla tra l’arrogante Don Lolò e il saggio artigiano Zì Dima. Con l’avvocato a fare da cassa di risonanza del potere, si consuma lo scontro tra chi può permettersi di avere sempre ragione e chi, per quanto umile, custodisce l’arte di ricomporre ciò che è rotto e la consapevolezza di cosa sia davvero la libertà.
Il senso di sospensione
Graziella Spadafora offre una prova d’attrice indubbiamente notevole. La sua capacità di incarnare personaggi tanto diversi, passando dal moribondo filosofo al jettatore risoluto, dal padrone prepotente al servo arguto, testimonia un controllo tecnico e una presenza scenica di tutto rispetto.
È nel suo corpo che vivono tutti questi personaggi pirandelliani, è nella sua voce che risuonano le loro contraddizioni.
Tuttavia, preso nel suo complesso, la rappresentazione lascia un senso di sospensione. Non è una questione di qualità interpretativa, quanto piuttosto di progetto registico. Inserito in una rassegna dedicata alla “rivisitazione dei classici“, ‘Tri cunti’ sembra più una riproposizione fedele che una vera rivisitazione.
Manca, o forse sfugge, quella chiave di lettura contemporanea, quel punto di vista che giustifichi la scelta di riportare oggi Pirandello sulla scena e che ne riveli la necessità culturale per il pubblico di oggi.
Pier Paolo Chini
Festival Fringe Milano Off 2025 – Istituto Carlo Bazzi
Tri Cunti
2-3-4-5 ottobre
di Luigi Pirandello
Regia Max Mazzotta
con Graziella Spadafora
Produzione Compagnia Libero Teatro
