Al Milano Fringe Off 2025 all’interno dell’Istituto Carlo Bazzi, ‘Dio è al fronte?’, diretto da Diana Manea, offre alla platea uno scenario di guerra, quella ucraina, devastante e tuttora attuale. La sensazione è di assistere a uno spettacolo vero, drammatico e intenso, grazie alle parole che si fanno azione
Immerso nell’ombra e nel rumore incessante della pioggia, un uomo si alza dal suo giaciglio in una sala prove abbandonata. Inizia così ‘Dio è al fronte?’ di Matrice Teatro, inserito nella rassegna Drammaturgia contemporanea per la VII edizione del Fringe Milano Off International Festival.

Alberto Camanni si muove con gesti misurati, quasi rituali: bagna lentamente la fronte per scacciare il sonno, verifica quante provviste sono rimaste nello zaino, controlla che ogni cosa sia al suo posto. È una routine che parla di solitudine e resistenza, di una vita ridotta all’essenziale in un tempo sospeso mentre la realtà cade a pezzi.
A un tratto però il mondo esterno bussa alla sua porta. Qualcuno cerca riparo, insiste, bussa più forte. L’uomo esita, spegne la torcia, afferra la prima cosa che ha a portata di mano per difendersi. Apre uno spiraglio, chiude di scatto, si volta e punta la luce su chi si è intrufolato: ed eccola là, “ansante, livida, in sussulto” come la terra in un verso di Pascoli, una ragazza fradicia e tremante.
Giorgia Fasce la interpreta con un’intensità che toglie il fiato, fondendo in ogni dettaglio vulnerabilità e determinazione.
Dio è al fronte?: la resistenza silenziosa
Uno scambio serrato di domande innesca immediatamente la tensione, costruisce un muro di diffidenza che entrambi cercano disperatamente di scalare o abbattere.
“Tu chi sei? Da dove arrivi? Cosa cerchi? Sei una donna o un soldato?” – “Se tu sei un uomo, perché non sei là fuori nel fango come tutti? Chi stai aspettando? Cosa stai proteggendo qui dentro?”
Ogni risposta apre squarci su una realtà devastata dalla guerra, dove anche la lingua assume i tratti di una frontiera che brucia in gola, un codice di appartenenza che può significare salvezza o condanna.
Tra chi affronta di petto il pericolo e chi si abitua al diluvio come a un rumore di fondo, il custode del teatro rivendica con forza la sua trincea: una ferita, nel corpo così come nella cultura, va tenuta il più possibile pulita e asciutta. Un atto di resistenza silenzioso ma non per questo meno coraggioso.
Il duello verbale
La drammaturgia, che ha già ricevuto vari riconoscimenti, porta in scena la complessità della guerra attraverso il confronto intimissimo di chi resta e di chi si sposta, di chi protegge un’idea di bellezza e di chi quella bellezza non riesce più a vederla, accecato dal dolore e dalla rabbia.
L’intero progetto muove dall’iniziativa Stage4Ukraine e nasce da un’idea di Alberto Camanni, Benedetta Carrara e Claudia Perossini.
Sono state svolte interviste a studenti rifugiati dall’Ucraina, e questo lavoro di ascolto diretto si sente in ogni battuta, in ogni pausa carica di non detto. Ecco perché suona tutto così vero, così drammatico, così intenso.
La regia di Diana Manea orchestra questo duello verbale con ritmo incalzante, lasciando che le parole si facciano azione e che il mutismo diventi assordante quanto le domande senza una risposta definitiva.
Nell’aula magna dell’Istituto Carlo Bazzi, lo spazio si fa cassa di risonanza di un dramma che è insieme personale e universale, intimo e politico. E quando le luci si spengono, resta il rumore della pioggia e il peso di tutte le domande che non hanno trovato pace.
Pier Paolo Chini
Festival Fringe Milano Off 2025 – Istituto Carlo Bazzi
Dio è al fronte?
2-3-4-5 ottobre
di Benedetta Carrara e Alberto Camanni
Regia Diana Manea
con Alberto Camanni e Giorgia Fasce
Musiche originali Bruna Di Virgilio
Produzione Matrice Teatro
