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L’Accènto editoriale

di Annalisa Civitelli

L’Accènto: Editoriale 117.

Perdere il ritmo dei gesti e delle parole

 

Educazione allo sbando

Il paragone che farò ora è di certo azzardato. Avete presente il testo controverso di Vannacci, “Il mondo al contrario”, che ha ricevuto risonanza ed è rimbalzato addirittura ai primi posti nella classifica categoria libri generale?

Ebbene, a me sembra invece che il mondo al contrario non si stia affatto palesando come lo descrive l’autore, tra l’altro ora sotto inchiesta per aver espresso su carta idee discordanti con la realtà odierna dimostrandosi contro i gay, rimettendo in discussione il patriarcato come la figura della donna, e infine incitando all’odio.

Nel mio Editoriale 117. oggi voglio infatti rimarcare fatti e fenomeni che si propagano tra i giovani. Più seguo le notizie, più circolo con bus e metropolitana più mi rendo conto che vige una radicata maleducazione – sempre in espansione -, soprattutto un senso civico sopito. E questo quadro è veramente sconfortante.

Si ha così l’impressione che laddove l’insolenza altrui si insinua nelle anime più folli – e forse fragili – e si tramuta quasi in legge, d’altro canto depressione e malumore prendono il sopravvento sulla vita. Credo, pertanto, che quando si assiste a gesti e/o fenomeni che non racchiudono in loro gentilezza tutto possa capovolgersi. Come idee ed esempi che i grandi comunicano alle nuove generazioni.

La vita attuale sembra così prendere pieghe diverse rispetto al passato. La gioventù odierna è sconclusionata, risulta perdersi senza guide e appoggi essenziali: ascolta la musica e guarda video dal cellulare sui mezzi pubblici senza cuffie, disturbando le persone vicine; urla, sbraita, picchia e tira calci contro i più deboli; corre con le auto picchiando sull’acceleratore senza un valido motivo.

Potrei continuare con i femminicidi, con le morti dei pedoni e infine con le morti bianche. Insomma, l’educazione civica è in bilico, il rispetto verso gli altri diminuisce, ognuno pensa a se stesso.

Rifletto sul modello di società che stiamo costruendo, a chi ci ispiriamo, a chi vogliamo somigliare, a chi ci affidiamo, a chi ci governa, a come si esprimono i parlamentari, a chi ci calpesta con forza facendoci sentire nullità che camminano per il mondo. 

Sento quindi che si sta capovolgendo il senso della correttezza personale: chi ha ragione ha torto e viceversa.

Non si è più capaci di osservare questo tipo di casi con la lente di ingrandimento, nel dettaglio: sminuiamo tutto. Non ci si sacrifica più per gli altri. E l’episodio che ha portato Nebiolo in ospedale a Torino parla chiaro: l’uomo si ferma con il giallo al semaforo e viene aggredito dal ragazzo che lo ha tamponato.

Bisognerebbe fermarsi. Riflettere. Tacere. Tuttavia la violenza fa la voce grossa e rimaniamo a guardare in silenzio. Immobili.

Aspettarsi delle reazioni comincia ad essere necessario. Siamo troppo addormentati e succubi degli eventi che lentamente ci risucchiano nel vuoto