All’interno del Festival Musicale delle Nazioni ai Concerti del Tempietto, il 6 settembre scorso è approdato il ‘Smetana Trio’ di origine ceca. I brani eseguiti hanno così attratto la platea grazie a un’esibizione di archi e pianoforte
È raro trovarsi di fronte a una serata che riesca a fondere con tale maestria la profondità della tradizione musicale e l’intensità di un’esecuzione impeccabile, eppure è esattamente ciò che è avvenuto il 6 settembre al Teatro di Marcello.
La cornice suggestiva del Chiostro di Campitelli, esattamente l’interno della Sala Baldini, illuminata da una luce quasi sacra, ha accolto il ‘Smetana Trio’, che, con straordinaria sensibilità, ha dato vita a un programma che è stato una celebrazione vibrante della grande tradizione musicale ceca.
“L’Elegie op. 23” di Josef Suk ha aperto la serata con una delicatezza commovente, una riflessione silenziosa sul dolore e la speranza. È raro che un trio riesca a creare un equilibrio così perfetto tra il dolore intimo e la bellezza sonora.
Markéta Janoušková, invece, con il suo violino antico, ha accarezzato ogni nota come se stesse raccontando una storia personale, mentre il pianoforte di Jitka Čechová offriva un sostegno raffinato, come un delicato battito di ali sotto un volo melodico.
Poi è arrivato Dvořák con il suo straordinario “Piano Trio Dumky”, un’opera che sfida gli esecutori a percorrere un cammino tra malinconia e gioia esplosiva. Lo ‘Smetana Trio’ non solo ha accettato questa sfida, ma l’ha trasformata in una danza perfettamente bilanciata tra energia e contemplazione.
Jan Páleníček, con il suo violoncello ricco e profondo, ha dipinto ogni frase musicale con sfumature di calore e intensità, mentre l’interplay tra gli strumenti era talmente fluido che sembrava assistere a una conversazione intima tra vecchi amici.
Smetana Trio: musica, arte e rivelazione
Le transizioni tra i vari movimenti – a tratti maestosi, a tratti giocosi – erano gestite con tale eleganza da lasciare senza fiato, offrendo al pubblico una visione completa della straordinaria versatilità di Dvořák.
Infine, l’apoteosi della serata: il “Piano Trio” in sol minore op. 15 di Smetana. In quest’opera, carica di disperazione e passione, il trio ha raggiunto un livello di intensità quasi trascendentale. Ogni nota dunque sembrava risuonare con il peso della storia e della tragedia personale di Smetana, ma allo stesso tempo brillava di una luce di speranza.
Jitka Čechová, con il suo tocco straordinariamente sensibile, ha tracciato il filo conduttore del dramma, mentre il violino e il violoncello si intrecciavano in un dialogo perfettamente sincronizzato. Ogni frase era un capolavoro di interpretazione, e il finale, eseguito con una forza travolgente, ha lasciato il pubblico in un silenzio reverenziale, prima di esplodere in applausi entusiasti.
‘Smetana Trio’ ha dimostrato, ancora una volta, di essere non solo custode della grande tradizione musicale ceca, ma anche di saperla elevare a vette di pura bellezza.
La scelta del programma infatti, così profondamente radicato nella storia musicale, e l’esecuzione impeccabile sono state la prova che, in mani così abili, la musica non è solo un’arte e rivelazione insieme. Una notte romana che sarà ricordata per molto tempo, non come un semplice concerto, ma come un’esperienza spirituale.
Filippo Novalis
Notti romane al teatro di Marcello
Concerti del Tempietto
Festival Musicale delle Nazioni
Smetana Trio
6 settembre
Jan Páleníček violoncello
Markéta Janoušková violino
Jitka Čechová pianoforte
L’Elegie op. 23 di Josef Suk
Piano trio in E minore n. 4 Op. 90 Dumky di Antonín Dvořák
Piano Trio in G Minore op. 15 di Bedřich Smetana