Dal 6 all’11 maggio, alla Sala Umberto di Roma è ritornato in scena lo spettacolo ispirato al libro di Gaetano Petraglia “La matta di piazza Giudìa” – edito da Giuntina, scritto da Elisabetta Fiorito e diretto da Giancarlo Nicoletti: ‘Elena la matta’. Sul palco, una sorprendente Paola Minaccioni dà voce e corpo a Elena Di Porto, figura reale e ribelle della Roma del ‘900, affiancata dai musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti
Dopo aver girato molti teatri italiani e già andato in scena nella capitale – dal 6 al 16 febbraio scorso – alla Sala Umberto è tornato in scena ‘Elena la matta’ in cui Paola Minaccioni dà voce a una figura reale e ribelle del Novecento romano: Elena Di Porto.

Lo sfondo storico è la Roma del 1912, quella del Ghetto, della povertà, dove i cosiddetti stracciaroli si trascinano pur di guadagnare qualche spicciolo per vendere la merce sui carretti, come calze, tessuti e poco altro.
L’incontenibile anticonformismo
Elena ci racconta di sé e della sua famiglia in prima persona. Ebrea, di fondo, è una donna libera, emancipata, femminista. Dice ciò che pensa e reagisce a ogni offesa che le viene rivolta che sia uno schiaffo o una parola. Si ribella alle percosse del marito, Cesare Di Porto, come a quelle semplici angherie che mettono le donne a tacere. Poiché considerata matta, viene rinchiusa più volte a Santa Maria della Pietà.
Dell’ospedale psichiatrico viviamo luoghi, stanze sbarrate, mura da cui trasuda la sofferenza delle donne rinchiuse. Ne conosciamo i nomi e ascoltiamo le loro grida. Il bianco risalta e pare che tutto prenda forma di fronte ai nostri occhi.
Tuttavia, la rabbia emerge ancora, soprattutto a causa della violenta occupazione nazifascista di Roma. Elena si oppone alla dittatura di Mussolini, alle leggi della razza contro gli ebrei e ai fascisti che hanno schiaffeggiato un ebreo. È così mandata al confino di polizia in Sicilia per fare ritorno in una Roma in macerie nel ’43.
Elena prevede tutta la ferocia del Nazifascismo, ma nessuno le crederà. Il 16 ottobre 1943 la comunità ebraica romana non fugge dal Ghetto, dando seguito alla deportazione ad Auschwitz da parte dei nazisti. Elena dai tetti del quartiere assiste all’orrore: i suoi figli sono salvi, tuttavia non sopporta i soprusi da parte dei tedeschi. Quando vede i suoi nipoti prigionieri decide di unirsi a loro. Muore al campo di concentramento.
Elena la matta: tinte cinematografiche e teatrali
Il pubblico viene assorbito dalla regia di Nicoletti, il quale guida l’attrice romana lungo un percorso impetuoso: la rappresentazione vive di gradazioni tonali incisive, a tratti cinematografiche.
L’intensa Paola Minaccioni, sul palco, è affiancata dai musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti. Le musiche dal vivo, tra brani romaneschi e cadenze ebraiche, accompagnano con intensità l’intera narrazione.
La recitazione della Minaccioni è incalzante ed efficace. L’interprete traduce con forza la drammaturgia di Elisabetta Fiorito: si muove sul palco in modo dirompente, alterna dramma e ironia, e gioca con maestria con dialetti, gestualità e passi danzati.
I cambi di tono delineano le emozioni e gli stati d’animo della protagonista tra angoscia, collera, gioia, senso di giustizia. Ciò ne esalta il carattere temerario: vivere senza paura per agire contro l’autoritarismo.
Inoltre, l’attrice romana, conosciuta per di più per la sua comicità, dimostra di calzare a pennello anche i ruoli drammatici come tempo fa ne La spiaggia.
Una lezione di storia
Durante il racconto, infatti, si rimane affascinati/e dalla Roma di tempo fa: sembra di camminare insieme ad Elena tra i vicoli e i quartieri della città eterna come stessimo in un sogno.
Elena, quindi, ci prende per mano facendoci entrare in ogni luogo o ambiente da lei vissuto con dolore e quella tenera nostalgia di non aver vissuto ciò che avrebbe desiderato.
‘Elena la matta’ è una lezione di storia, civile e teatrale. Narra di una donna risoluta, che non si è mai arresa di fronte alla speranza di salvare delle vite umane. Fino alla fine ha contrastato la dittatura, un sistema che reprime la libertà delle persone sotto infinite sfumature che, purtroppo, si ripresenta tuttora.
Sveglia il pensiero, invitando a non smettere mai né di parlare, resistere, denunciare, insorgere e agire. È un omaggio a chi ha avuto il coraggio di non conformarsi per essere più rivoluzionarie.
Annalisa Civitelli
Foto: Guglielmo Verrienti
Sala Umberto
dal 6 all’11 maggio
Elena, la matta
liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia “La matta di piazza Giudìa” – Giuntina Ed.
Drammaturgia Elisabetta Fiorito
Regia Giancarlo Nicoletti
con Paola Minaccioni
e con i musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti
Costumi Giulia Pagliarulo
Disegno Luci Gerardo Buzzanca
Musiche Valerio Guaraldi
Scene Alessandro Chiti
con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah
Produzione Altra Scena & Goldenart Production