Al teatro Gerolamo di Milano, lo scorso 7 giugno è andato in scena ‘Caffè con vista’. La compagnia di Fondazione “Un futuro per l’Asperger”, diretta da Alice De Andrè, mette in scena una commedia che racconta quanto far cadere le proprie maschere nella vita aiuti a essere se stessi e a essere riconosciuti per chi si è davvero
Come si impara ad essere adeguati alla vita? Ammesso che poi lo si debba essere davvero, si intende, ma – a guardarsi davvero dentro – ci si rende conto che spesso non basta la traiettoria di un’esistenza per liberarsi dal bisogno di diventarlo.

Il ritorno al Teatro Gerolamo della compagnia di Fondazione “Un futuro per l’Asperger” è uno specchio che va oltre il già molto che, con giusta ambizione, promette.
Se il precedente “Take me out”, replicato più volte inanellando sold out nell’elegante nido di piazza Beccaria, aveva saputo dare voce con grazia e precisione a dieci attori in formazione (prima e più che ragazzi nello spettro autistico), questo nuovo lavoro, ‘Caffè con vista’, fa un passo ulteriore.
Non solo perché la confidenza degli interpreti Beatrice Papa, Morgan Radice, Luigi Lotto, Ilaria Dell’Acqua, Fabio Valcarenghi, Tommaso Noci, Fabio Palpon, Javier di Benedetto, Pietro Lucchini e Juan Mostany si è vistosamente precisata e fatta sempre più naturale, ma perché il cono di luce del racconto si allarga e illumina chiunque, come loro, finite le scuole, sia chiamato ad affacciarsi a quel momento della propria vita in cui si sente di non poterla – più – mancare.
Ci si sente chiamati a dimostrare qualcosa a un mondo che – anche quando ci somiglia – non sentiamo pronto a capirci davvero.
Il racconto di una storia potente
E allora, anche nello spazio chiuso – in apparenza protetto – del nostro cerchio di affetti, recitiamo la parte che il mondo sembra pretendere, nascondendo con cura quel che esce da quei contorni. Le paure, le incertezze, i dubbi, le promesse mancate a noi stessi prima che agli altri: fosse anche il passo necessario a varcare una soglia.
È una verità intima e sottile, quella composta dal testo firmato – con acume e lucidità da Alice De Andrè, ingentilita da un espediente narrativo efficace quanto semplice: l’occhio esterno che restituisce l’inevitabilità dell’autenticità, nella forma divertente di una macchinetta del caffè che si mette a funzionare soltanto quando cadono le maschere.
Quando si mostra il confine di un’area comune (come la scuola che i ragazzi frequentano?) che risuona nel loro indagarsi e si fa guscio: protettivo e sicuro, forse, ma da rompere per aprirsi al mondo. Per svelare una fame d’amore – di sé, dell’altro – che è di tutti, senza distinzione.
Caffè con vista: la naturalezza della recitazione
Per riuscire, quindi, a raccontare una storia potente nella sua freschezza serve una mano che guida il gruppo con palpabile garbo e una devozione al suo ruolo che tradisce solo al momento degli applausi una più che inevitabile emozione.
Condivisa per altro da un pubblico che ride con gli attori, potendo in sovrappiù vedere, con maggior chiarezza di quanto non accada con le compagnie tradizionali, la mole di lavoro che sottende alla costruzione di un lavoro teatrale.
Se una differenza c’è, tra questo gruppo di lavoro e gli altri, è infatti quella di poter leggere più agilmente il percorso compiuto nel loro impegno, nel loro reciproco sostenersi, nell’accuratezza che esigono la memoria, l’articolazione e infine l’interpretazione.
Nella naturalezza con cui oggi recita una ragazza per cui, fino allo scorso anno, la parola stessa sarebbe stata un obiettivo raggiunto.
Eppure, ‘Caffè con vista’ è un lavoro commovente proprio nel suo non essere altro da uno spettacolo compiuto: nel suo funzionare scenicamente da sé, al netto di qualche minuscola cessione alla retorica utile però soprattutto allo spettatore.
Essere riconosciuti
È a lui infatti, e non a chi sta sul palco e intorno alla scena, che va spiegato ancora in modo semplice che l’integrazione è una pratica quotidiana, il riconoscimento dell’altro un esercizio che non distingue specialità o diversità ma persone.
Se, perciò, ci si augura che la rappresentazione possa avere un’ampia circuitazione, a partire dalle scuole, è dunque per questo, ma anche – e forse soprattutto – perché consenta ai suoi interpreti, come sempre dovrebbe esser concessi agli spettacoli ed è purtroppo sempre meno – di provarsi e migliorarsi sulla scena.
Di essere, prima ancora, visti. Come individui. Perché “la vista” su cui si apre la finestra dalla quale la platea li guarda, è quella che ciascuno sogna per sé, su di sé. Per poter praticare, ogni giorno, la verità che questi giovani uomini e donne hanno trovato di sé e oggi sanno portare su un palco.
Chiara Palumbo
Caffè con vista
Teatro Gerolamo – Milano
7 | 8 giugno
Testo e regia Alice De Andrè
con Beatrice Papa, Morgan Radice, Luigi Lotto, Ilaria Dell’Acqua, Fabio Valcarenghi, Tommaso Noci, Fabio Palpon, Javier di Benedetto, Pietro Lucchini e Juan Mostany
Assistente alla regia Giulia Azzaro
Brani musicali Acqua Distillata
Locandina Patrizia Convertino
con la Fondazione Un Futuro per l’Asperger Onlus
