Al teatro Vittoria di Roma, per una sola sera, il 19 febbraio scorso, ha preso vita una “favola” ammaliante e immaginifica: ‘Parigi’. A guidarci in questo viaggio il giovane storico Jacopo Veneziani affiancato sul palco da Gabriele Pino, il quale affascina la platea con i suoi schizzi dai colori sgargianti
Se Corrado Augias con il suo libro “I segreti di Parigi. Luoghi, storie e personaggi di una capitale” e la trasmissione “Città segrete” – andata in onda su Rai 3 nella stagione 2018/2019, ci raccontava della capitale francese in modo misterioso e appassionato sia dal punto di vista artistico sia da quello storico, Jacopo Veneziani, divulgatore e storico dell’arte, ci presenta la nota città dell’amore sotto altri curiosi aspetti.

Veneziani ha vissuto a Parigi per otto anni e lì ha conseguito un dottorato in storia dell’arte all’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Questo gli ha permesso di ritornare in Italia e comunicare la sua passione al pubblico, divenendo anche volto televisivo di “Le Parole della Settimana” declinato ora “In altre parole”, il programma di Gramellini.
Ora troviamo Veneziani anche a teatro con ‘Parigi’, introdotto da un delizioso motivetto francese. Lo storico dell’arte, con la sua genuina ironia, ci illustra così la città con grande enfasi.
Suddiviso in quadri, lo spettacolo è supportato dalle scenografie di Gabriele Pino. Pino crea dei disegni su delle immagini proiettate sullo schermo in fondo alla scena. Le creazioni seguono la narrazione dal filo logico preciso: Veneziani guida la platea dentro vicende e aneddoti in maniera avvinta e sagace.
Parigi: folgorante crocevia di artisti, modelle e musica avveniristica
Si parte – simpaticamente, dalla targhe commemorative che decorano le mura esterne dei palazzi e per le quali i parigini hanno una vera ossessione. Di seguito ammiriamo il quartiere degli artisti Montmartre dove l’arte moderna nasce e si espande con grande respiro. Viviamo l’origine del luogo: dalla campagna alle poche abitazioni, dalle vigne ai mulini a vento, dove si campava con poco.
Di colpo il tragitto che il Cicerone ci fa percorrere – coinvolgendo il pubblico e sconfinando metaforicamente la quarta parete, prende una forma degna di nota. Conosciamo la Fata elettricità, incontriamo Picasso e la sua densa vita artistica nella Parigi prima e durante la seconda Guerra Mondiale, in cui fa ritorno mentre la gente scappava dall’occupazione tedesca.
I periodi blu e rosa, il Cubismo – “in cui in una stessa immagine si concentrano vari punti di vista“, le correnti dell’Espressionismo – nella sua fase iniziale, e il Futurismo, che di base catturava la frenesia della modernità, divengono palpabili.
Camminiamo, inoltre, nei vicoli del rione in cui magicamente prendono di nuovo vita le osterie, le case, le persone, gli artisti e le loro opere lasciate in eredità, quasi come un incantevole incastro esistenziale. Un crocevia di ritrovi, di respiri, di vitalità, di scambi di idee e di colori che maturano in quei quadri che attualmente ammiriamo.
Assistiamo, dunque, ai cambiamenti di Montmartre che, con il tempo, si popola sempre più e si intensifica di costruzioni, mentre Montparnasse, ora, esplode con la vicenda di Modigliani. E la platea partecipa in religioso silenzio.
L’arte voce della resistenza
I collegamenti sono quindi la risultante della trama che Veneziani segue per farci comprendere quanto Parigi fosse una città fiorente soprattutto sotto il profilo artistico e dove i locali sprizzavano energia ed erano sempre pieni: quattromila i cinema – ora quattrocento; seicento teatri; duecento le sale da ballo.
Molte personalità emblematiche anche femminili – modelle, cantanti e non solo, che già nei primi del Novecento contribuivano a disegnare la storia. Purtroppo, il 14 giugno 1940 spegne il fermento parigino e segna l’occupazione nazista di Parigi. Si svuotarono i musei per mettere in salvo le tante opere d’arte che vennero catalogate per colori.
Mentre la gente lasciava la città, Picasso e Matisse andavano in direzione opposta: ritornarono nella capitale francese per vivere in senso contrario e resistere al regime fascista.
Tra le righe, verso il termine della lezione, l’attenzione è sempre alta. Non si perde il senso delle parole di Veneziani: Parigi è sempre stata viva e spumeggiante. E, soprattutto, dopo la fine del nazismo sempre più figure quali filosofi, scrittori/scrittrici, fotografi/e, stilisti/e, cantanti resero la capitale sempre più dinamica.
Una conquista verso la libertà e la bellezza un po’ corrotta dagli orrori della guerra. Una città che non ha mai perso il suo smalto, ma ha sempre lottato e non si è mai arresa a quel benessere dell’anima giunto in epoca contemporanea.
‘Parigi’ più che uno spettacolo assume il profilo di una conferenza incentrata sull’arte, in cui il maestro rimanda a studenti e studentesse ai/alle il suo forte e innato slancio per questa materia.
Annalisa Civitelli
Teatro Vittoria
Parigi
19 febbraio
di e con Jacopo Veneziani
Mise en espace Pietro Grandi
Scenografie live painting Gabriele Pino
Produzione Corvino Produzioni
con la collaborazione di Nicoletta Lazzari
in accordo con The Italian Literary Agency