‘Malammore’, di Anna Vera Viva, racconta la storia di un omicidio avvenuto nella città di Napoli, nel quartiere Sanità. Un giallo in cui il prete del rione, Raffaele, da poco ritornato nel posto in cui è nato dopo decenni, si trova a vestire i panni dell’investigatore sotto la tunica
“Quante vite aveva vissuto prima che la ruota del destino lo riportasse dove tutto era cominciato?”
‘Malammore’, edito da Garzanti, è un giallo costruito con buone intenzioni e con idee interessanti; sfortunatamente alcune scelte stilistiche non hanno prodotto il nostro apprezzamento come lettori.

Una premessa è doverosa. Molte costruzioni narrative sono state già sperimentate da altri libri o serie tv, pertanto cimentarsi in un giallo che possa stupire il lettore è un compito arduo, perché ci si rivolge a un pubblico esigente. Che ha letto e visto una produzione notevole di trame, ed è spesso in grado anticipare lo svolgimento di un racconto.
Ma andiamo con ordine.
“Era allora che si vedeva, sconosciuto in quello specchio menzognero. Colto di sorpresa, spiazzato. In bilico fra due mondi ed estraneo ad entrambi.”
Parlare in terza persona senza suspance
Sin dalle prime pagine del libro si presentano i personaggi i cui destini si incroceranno, mescolando esistenze diverse. Senza preamboli assistiamo alle loro giornate tipo, e si palesano velocemente le peculiarità di ognuno: il travestito, il prete, il camorrista.
La loro voce in terza persona non produce alcuna suspance narrativa, ma costruisce e mostra i tasselli delle loro vite senza scombussolare chi legge, lasciando un velo di scontata conferma.
Questa costruzione corale dei soggetti ricorda la prima produzione di Ammanniti, benché la struttura dei suoi libri venisse quasi esasperata, portata avanti per molto tempo, lasciando al lettore la possibilità di conoscere i personaggi nella loro singolarità, per poi spiazzarlo nel momento in cui le singole storie a cui si era affezionato individualmente, si intrecciavano coinvolgendolo in un nuovo racconto.
In ‘Malammore’ questo processo è accelerato e l’autrice svela immediatamente le relazioni fra i tutte le figure, facendo sfumare l’effetto sorpresa.
L’ordinarietà delle vite ai margini
Anche i rapporti più improbabili non sconvolgono, come ad esempio la fratellanza fra il prete e il boss mafioso. Lasciano infatti il sapore di una forzatura che vuole essere scioccante, che tuttavia viene raccontata con un’elementarità che la rende inverosimile.
È un vero peccato, perché il materiale umano raccolto dall’autrice è notevole e la storia incentrata su soggetti ai margini della società ha una base interessante.
I protagonisti del racconto, benché vivano nello stesso quartiere, hanno diverse estrazioni sociali. Il registro con cui parlano però non le riflette affatto, così si assiste a dialoghi in cui la perpetua parla come la prostituta, e il prete, e il mafioso.
Lo stile narrativo dell’autrice è chiaro, cristallino e scorrevole, ma pervade dialoghi, descrizioni e stati d’animo. Ciò non conferisce rotondità ai personaggi ma appiattisce il racconto.
“Lui, quel fratello lo amava profondamente, e quest’amore aveva una volontà propria, indipendente da ogni logica”
La Sanità si tinge di giallo
Dopo circa un terzo del libro, si svela la natura del racconto: non siamo di fronte a un romanzo neorealista ma a un giallo. Avviene un omicidio e i sospettati sono molti. E tutti con moventi molto forti.
Forse troppo, tanto da far anche pensare che probabilmente se, come ogni giallo che si rispetti, il colpevole sia sempre un insospettabile, si possa facilmente individuare, perché sono pochissime le figure senza un apparente movente.
Anche in questo caso l’effetto sorpresa inseguito non è supportato da una spiegazione forte e probabile. Appare l’ennesima scelta effettuata con lo scopo di spiazzare piuttosto che supportare una trama studiata.
“La donna urlava con tutte le sue forze, l’aveva capito immediatamente che era morto. Steso li, scomposto, e con tutto quel sangue che riempiva il tappeto.”
Napoli e il rione
La scrittura di Viva è però interessante e godibile. La struttura del libro è scorrevole e, con uno studio più completo di personaggi e una trama più forte, siamo sicuri che potrà fornire in futuro un altro romanzo interessante.
L’amore per la sua città d’adozione, Napoli, traspare dalle pagine e ci regala uno sguardo vivido sulle strade e nei quartieri di un dei posti fra i più unici al mondo.
Laura Vespa
Biografia
Anna Vera Viva ha origini salentine ma si trasferisce a Napoli negli anni 80. Scrittrice e sceneggiatrice di docufilm e cortometraggi tra cui “La consegna” e “Specchio delle mie brame”, candidati al David di Donatello.
Oggi vive, lavora e scrive tra Napoli, Parigi e le montagne abruzzesi. Garzanti ha pubblicato i suoi romanzi “Questioni di sangue” (2022), il primo capitolo delle indagini di padre Raffaele, “L’artiglio del tempo” (2023) e “Malammore” (2024).
Malammore
Anna Vera Viva
Editore Garzanti
Collana Narratori moderni
Genere Giallo
Anno 2024
Pagine: 276