Il teatro Arcobaleno di Roma, dal 9 al 18 maggio, ha ospitato la lettura-concerto della tragedia ‘Adelchi’, di Alessandro Manzoni. L’opera è stata ridotta e diretta da Vincenzo Zingaro il quale interpreta, con maestria, anche il ruolo del protagonista. Accanto a lui, oltre a Giuseppe Pambieri, un cast di altri bravissimi nove attori, accompagnati dalle musiche di Giovanni Zappalorto
Il teatro Arcobaleno capitolino chiude la stagione in grande, con la potente e vibrante messa in scena di ‘Adelchi’, uno spettacolo coraggioso e innovativo che coniuga sapientemente testo e musica, offrendo al numeroso pubblico in sala un’emozionante melologo (dal greco mélos, melodia e lógos, parola).


Padroni della scena Vincenzo Zingaro, nel suggestivo e commovente ruolo di Adelchi, e il maestro Giuseppe Pambieri che veste i panni di un emozionante re Desiderio, in preda a sentimenti contrastanti, e spesso veementi.
Un duo imperdibile, una coppia scenica perfetta, che strappa ai molti spettatori presenti in sala applausi a scena aperta. Molto convincenti appaiono anche Annalena Lombardi, nell’interpretazione di Ermengarda e Pietro Sarpa che infonde nel personaggio di re Carlo tutta la sicurezza, la forza e l’ambizione giovanile di quello che diventerà il fondatore del Sacro Romano Impero, Carlo Magno.
Il suggestivo accompagnamento musicale, ideato da Giovanni Zappalorto, scandisce i momenti tragici della storia con i suoni di molti raffinati strumenti musicali: percussioni sinfoniche, tastiere, corno inglese, flauto , violino, violoncello e viola.
Adelchi: un allestimento originale
Il sipario si apre su una scenografia in cui troneggia, su un enorme piedistallo, una batteria di percussioni sinfoniche, timpani e grancasse, che Maurizio Trippitelli, il percussionista preferito di Ennio Morricone, governa con disinvoltura e bravura. Tra le mura antiche si scorgono i leggii degli attori, mentre le luci soffuse disegnate da Giovanna Venzi rendono la scena ancora più grave ed evocativa.
L’originale e coraggioso allestimento della tragedia romantica, già proposto da Zingaro sedici anni fa nella suggestiva cornice dei Mercati di Traiano, ha il merito di aver spazzato via la polvere dalla tragedia storica, ambientata nell’ottavo secolo, che l’autore de “I promessi sposi” ha scritto poco più di duecento anni fa, quando i primi moti apriranno la strada al Risorgimento, con il preciso scopo di destinarla alla lettura, più che alla rappresentazione.
“Sparse le trecce morbide sull’affannoso petto, lenta le palme, e rorido di morte il bianco aspetto, giace la pia, col tremolo sguardo cercando il ciel”.
Chi non ricorda l’incipit del coro dell’atto IV della tragedia di Manzoni? Versi che descrivono la morte di Ermengarda, la figlia di Desiderio, re dei Longobardi, assalita dal delirio dopo essere stata ripudiata dal re dei Franchi, Carlo Magno, che l’aveva sposata per suggellare un patto con il padre, a cui però richiede indietro le terre che, a suo tempo, i longobardi avevano sottratto al Papa, per riconsegnarle al Pontefice.
La sete di potere
Si parla di eventi realmente accaduti che il rigore manzoniano, per la storia, rende drammaticamente attuali. Alla base c’è sempre una smisurata sete di potere che distrugge vite, calpesta sentimenti e valori. Sono passati tredici secoli, ma le dinamiche, e soprattutto le persone, restano le stesse.
Tra tutti, però, si distingue Adelchi, l’uomo che incarna i valori della pace e della giustizia in un mondo che, per il grande poeta romantico, si divide tra oppressi e oppressori. Supplica il padre Desiderio di non muovere guerra ai Franchi, ma quando poi la battaglia infuria non si tira indietro ed è pronto a sacrificarsi.
Di fronte ad Adelchi in fin di vita, Desiderio riconosce finalmente di essere stato ostinato e vendicativo. Si erge, in questo momento così drammatico, la levatura morale di Adelchi per cui anche Carlo mostra profondo rispetto.
La forza dirompente dello spettacolo-concerto
L’ultima rilettura dell’Adelchi, degna di questo nome, risale a quaranta anni fa e fu opera del maestro Carmelo Bene; negli anni Sessanta si misurò con il personaggio dell’eroe manzoniano, anche un giovane, ma già affermato, Vittorio Gassman.
Per Zingaro l’occasione di riproporre il suo ‘Adelchi’, che nel 2009 gli valse la Benemerenza per l’Arte e la Cultura italiana, con medaglia d’oro, della Società Dante Alighieri, nasce da un importante anniversario che non poteva non celebrare: i duecentoquaranta anni dalla nascita di Manzoni, avvenuta il 7 marzo 1875.
E oggi, come allora, la forza dirompente di questo spettacolo-concerto ci emoziona e ci coinvolge, regalandoci altalenanti sensazioni e, purtroppo, anche amare riflessioni sui corsi e ricorsi della storia, che per molti non sembra essere di certo Magistra vitae.
Anna Merola
Adelchi
di Alessandro Manzoni
Teatro Arcobaleno
dal 9 al 18 maggio
Riduzione e regia Vincenzo Zingaro
con Giuseppe Pambieri e Vincenzo Zingaro
e con Annalena Lombardi, Giovanni Nardoni, Giovanni Ribò, Fabrizio Passerini, Francesco Polizzi, Piero Sarpa, Sina Sebastiani e Paolo Oppedisano
Ensemble musicale
Maurizio Trippitelli Percussioni sinfoniche
Giovanni Zappalorto Tastiere
Francesca Salandri Flauto
Stefania Mercuri Corno inglese
Angelica Ziccardi Violino
Chiara Ciancone Viola
Eleonora Yung Violoncello
Disegno Luci Giovanna Venzi
Fonica Alberto Biondi
Musiche Giovanni Zappalorto
Compagnia Castalia
Maggio 28, 2025 @ 5:48 am
Mi piace, lettura piacevole e scorrevole accadimenti ancora attuali dopo oltre 200 anni a conferma che la pace e la giustizia sono valori indispensabili per la speranza.