‘La stanza illuminata’ di Marianna Meles racconta dell’amicizia salvifica tra due donne che resiste al dolore e alla malattia mentale, e del coraggio di un medico capace di sfidare i pregiudizi del suo tempo. Sullo sfondo della Sardegna del secondo dopoguerra, un romanzo sulla cura, la dignità e la luce che continua a brillare anche nei luoghi più bui
“In quell’ambiente permeato da una forte personalità, l’immagine della paziente infagottata nella vestaglietta grigia, seduta inerte su una sedia di metallo non più bianco a causa delle scrostature, veniva sovrapposta da quella di una signora elegante che si muoveva rapida e sicura tra quei tessuti che la sua fantasia trasformava in abiti raffinati.”
Con ‘La stanza illuminata’, Marianna Meles ci conduce in un viaggio intenso e commovente attraverso la vita di Nella, soprannome di Antonella Cassano, una sarta che nella vita conosce l’abbandono da parte della famiglia, la guerra, il lutto e la malattia mentale, e che tuttavia mai rinuncia alla sua dignità e a un profondo senso di riscatto.

Il libro, denso di umanità e rigore storico, è un racconto sul dolore che trasforma e sulla luce che, nonostante tutto, riesce a filtrare nei luoghi più bui. Grazie, anche, all’amicizia che diventa sorellanza e al coraggio di un medico disposto a rischiare la carriera pur di non piegarsi al sistema.
“Soprattutto i più anziani, radicati ancora ai vecchi metodi basati sul sistema punitivo, ritenevano ogni innovazione inefficace e sinonimo di seccature e maggior lavoro. Spettava a lui sfatare queste convinzioni organizzando, insieme alla dottoressa Piras, una serie di incontri nei quali spiegare agli infermieri quel sistema e i vantaggi che ne sarebbero scaturiti per l’intero reparto.”
La stanza illuminata: una vita costellata di traumi
Il romanzo si apre nel 1938: Nella ha dieci anni e, insieme alla madre, lascia la Puglia per raggiungere il padre in Sardegna, a Carbonia, città nata da poco come simbolo del progresso e delle speranze del regime fascista.
Ma il sogno di una vita migliore si rivela presto un’illusione: il padre, uomo inconcludente e autoritario, trascina la famiglia nel disincanto e, quando la figlia ha solo quattordici anni, la rinnega per una colpa che ha più a che fare con la rigidità del tempo che con la realtà dei fatti.
Da quel momento Nella è sola, costretta a reinventarsi, e trova impiego come governante a Cagliari presso una famiglia borghese. È qui che la giovane impara il mestiere di sarta, un’arte che diventa nel tempo la sua ancora di salvezza, la chiave con cui riannodare i fili della propria esistenza.
Proprio il lavoro di cucito segna l’incontro di Nella con Maria Luisa, modista specializzata nella creazione di cappelli: tra le due nasce un’amicizia autentica e profonda, destinata a durare per tutta la vita.
Meles racconta con grande sensibilità questo legame femminile, fondato sulla solidarietà e sulla cura reciproca. L’amicizia tra Nella e Maria Luisa attraversa le difficoltà della guerra, i bombardamenti del 1943 su Cagliari, le perdite, i lutti. È un legame che si fa rifugio, una stanza illuminata nel buio del mondo.
Ma è dopo l’ennesimo trauma, quando la mente di Nella cede al peso del dolore, che la storia prende la sua direzione più profonda e perturbante. Il ricovero in manicomio segna una nuova fase della sua vita, e consente all’autrice di affrontare uno dei temi centrali del romanzo: la malattia mentale e il modo in cui la società, soprattutto quella di metà Novecento, la percepiva e la trattava. Salvo poche, fondamentali eccezioni.
“Il suo animo era ancora ostile a quella città dove era stato trasferito a mo’ di punizione, prima che le sue idee innovative sulla cura della malattia mentale potessero contagiare altri colleghi. La sua amarezza per quell’allontanamento da Roma non si era ancora del tutto sopita.”
Lo stigma sulle malattie mentali
Meles non risparmia al lettore la durezza delle condizioni dei manicomi: i metodi coercitivi, l’uso dell’elettroshock, la violenza fisica e psicologica inflitta alle pazienti, spesso considerate più come oggetti che come esseri umani.
Tuttavia, accanto a questo quadro realistico e doloroso, emerge la figura luminosa del dottor Meloni, giovane medico dai metodi rivoluzionari, convinto che la cura non possa prescindere dal rispetto e dall’ascolto. In lui, Nella trova finalmente qualcuno disposto a guardarla come persona, non come malata.
Il medico intuisce che un percorso terapeutico passi anche dal recupero di ciò che dà senso e identità alla vita e, nel tentare di ricostruire il passato della paziente, coinvolge la sua amica Maria Luisa, persuaso che nel loro legame e nel lavoro sartoriale che hanno condiviso per una vita stia la chiave per la guarigione.
“Si fissarono, paralizzate dall’emozione, poi si mossero all’unisono fino a ritrovarsi in un muto abbraccio consolatorio in cui tutte le parole del mondo potevano aspettare. Poi, piano piano, sciolsero il lungo abbraccio e si presero le mani guardandosi e scoprendo i reciproci segni della sofferenza che ognuna, in maniera diversa, aveva vissuto e affrontato durante quel tempo sospeso nel nulla.”
La stanza illuminata: c’è luce in fondo al tunnel
Meles costruisce così un romanzo che intreccia la storia individuale alla grande Storia, restituendo la voce a chi per troppo tempo è stato escluso o dimenticato.
Il linguaggio, limpido e partecipe, si fa specchio della delicatezza con cui l’autrice tratta temi complessi come la salute mentale, la condizione femminile, la solitudine e la resilienza.
Ogni personaggio è caratterizzato con cura, ogni dettaglio storico – dai bombardamenti al funzionamento dei manicomi – è narrato con precisione e rispetto, senza mai scivolare nel pietismo.
‘La stanza illuminata’ è, in definitiva, un romanzo che parla di cura in tutte le sue forme: quella medica, quella amicale, quella simbolica del ricucire le proprie ferite. È una storia di rinascita e di speranza, dove la luce non è mai totale ma sempre presente, come una fessura che resiste nell’ombra.
Attraverso la vicenda di Nella, Marianna Meles ci invita a guardare con empatia la fragilità umana e a riconoscere in essa la nostra stessa forza.
Eva Maria Vianello
Biografia
Marianna Meles è nata a Scano di Montiferro, un piccolo paese nella zona centro-occidentale della Sardegna. Si è laureata in Scienze dell’educazione presso l’Università degli Studi di Cagliari dove vive con il marito.
Da sempre attratta dal mondo dei libri, ha partecipato a diversi corsi di scrittura creativa dell’Accademia di Giorgio Binnella. Nel 2017 due suoi racconti sono stati pubblicati nell’antologia “Giochi, giocattoli e giorni lontani”, edito da Amico libro.
“La stanza illuminata” è il suo romanzo d’esordio.
La stanza illuminata
Marianna Meles
Editore Edizioni IlViandante
Collana Il colore dei pensieri
Genere Narrativa
Anno 2025
Pagine 236
