All’Auditorium Barbarigo di Roma, il concerto ‘The blues way’, oltre a sbaragliare l’idea classica del genere musicale nato in America e popolare tra il 1920 e il 1950, è stato piuttosto una narrazione immaginifica tra musica e aneddoti
Le pareti dell’Auditorium Barbarigo di Roma hanno tremato. Non per un terremoto, ma per la scarica elettrica del trio The Bluesway Trio, formato da Paolo Pietroletti e soci, che con ‘The blues way’ ha scoperchiato l’ipocrisia dell’intrattenimento preconfezionato, servendoci invece un blues sporco, sudato e vero.

Paolo Pietroletti, Bruno Pantalone e Maurizio Mancinelli hanno aperto con “Mary had a little lamb”, versione SRV, e da lì è stato un tuffo senza paracadute nel Mississippi, con qualche scalo nell’Inghilterra sbronza dei ’60 e un pit stop nelle strade polverose di New Orleans.
Pietroletti alla voce e chitarra non si limita a riprodurre. Senti che vive ogni nota, ogni vibrato della sei corde come se stesse raccontando una storia che ha dentro da sempre. Quando attacca “Hoochie coochie man”, non c’è bisogno di essere al Chess Studio nel ’54 per sapere che Muddy Waters avrebbe approvato.
The blues way: il blues è ancora vivo
Poi c’è Bruno Pantalone, che al basso non suona solo le note, bensì le mastica, le sputa fuori, le fa rimbombare nel petto del pubblico come un battito cardiaco sovraccarico di bourbon. Il groove di “Further on up the road” lo trasforma in un macchinista di una locomotiva blues che corre dritta sui binari della storia.
E infine Maurizio Mancinelli, dietro le pelli, che non tiene solo il tempo ma lo rincorre, lo afferra, lo strattona. Su “Knock on wood” fa vibrare l’aria con ogni colpo di rullante, mentre la sala si trasforma in un club fumoso della Stax Records.
Il momento da brividi arriva con “The Bluest Blue” di Alvin Lee: un lamento di sei minuti che ti prende lo stomaco e lo torce come una lattina sotto uno stivale texano. Il pubblico è silenzioso, quasi in trance. Poi arriva “Mustang Sally”, ed è come una scossa elettrica: tutti in piedi, a ballare, a cantare, a riscoprire che la musica dal vivo, quella vera, non è uno spettacolo ma un’esperienza collettiva.
Quando “The Bluesway Trio” chiude con “Long train runnin’”, sappiamo tutti che qualcosa di importante è successo. Non è stato un semplice concerto. È stata una dichiarazione di intenti: il blues è ancora vivo, e se non ve ne siete accorti, è perché – forse, vi siete distratti un attimo.
Filippo Novalis
Auditorium Barbarigo
The blues way
23 febbraio
The Bluesway Trio
Paolo Pietroletti voce e chitarra
Bruno Pantalone basso
Maurizio Mancinelli batteria