Al Milano Fringe Off 2025 è andato in scena un monologo potente e altrettanto suggestivo, recitato interamente in inglese: ‘Macbeth (Solo)’. Paul Goodwin è l’unico protagonista sul palco dell’Isolacasateatro: l’attore inglese incanta la platea e sfonda la quarta parete, recita infatti tra il pubblico con toni accesi e non, in grado di calibrare modi e battute, donando sguardi a chi devono arrivare più morbidi o razionali
Un po’ Faust, un po’ Amleto, il ‘Macbeth (Solo)’ interpretato da Paul Goodwin con le musiche del compositore Dmitriy Saratsky e prodotto dalla pluripremata compagnia teatrale The Shakespeare Edit è andato in scena in lingua originale in occasione del Fringe Milano Off International Festival presso Isolacasateatro.

Associazione culturale e casa d’artista nel cuore di Isola dentro un palazzo di ringhiera color ocra giallo Milano. Una sala gremita, Goodwin a prepararsi e allestire la scena mentre il pubblico arriva.
Sono ritardo di dieci minuti a livello di turnazione tra uno spettacolo e l’altro, ma lui è lì, tra le persone, concentrato senza alcun divismo. Saluta prima che arrivino tutti gli spettatori. Sono in anticipo di qualche minuto e ho questo privilegio. Di sentirmi salutare con gentilezza nonostante sia una sconosciuta.
Si percepisce dunque il fermento di uno spazio che è un appartamento con opere d’arte contemporanea e trittico sulla terrazza di Paolo Ferrari visibili da tutta la corte.
Macbeth (Solo): un monologo intenso
Molte le persone che però non si erano prenotate. ‘Macbeth (Solo)’ è infatti una delle rappresentazioni più attese. È un monologo che scorre come un flusso di coscienza di un Macbeth omicida in preda a una forsennata sete di potere e follia, collera e finzione di corte.
Gli spettatori sono i cortigiani e i testimoni della pazzia e di presagi. Accade tutto nella testa di Macbeth/Goodwin che sfrutta lo spazio scenico su due livelli di profondità a stretto contatto con la platea.
Sullo sfondo del soggiorno un materasso da campeggio, come se fosse in una cella, una borraccia e il libro di Shakespeare. È un Macbeth iroso e irato, che si rivolge al pubblico, sempre.
La sua rabbia sembra placarsi a tratti; improvvisa con humour Goodwin quando gli astanti sono più intenti a guardare i sottotitoli (nella traduzione di Vittorio Gassman) invece che seguire il flusso della performance e rivolgere lo sguardo a lui mentre è tra il pubblico di lato oltre la quarta parete.
Il suo è un inglese chiaro, parole che scorrono e che sembrano ricordare una canzone di Nick Cave, come “Magneto”, in cui si esplicita il tormento di un uomo che uccide e che in Macbeth sa di presagi di morte.
La quasi liberazione spirituale
Despota che si interroga sul senso di verità tra metateatro e non, costretto alla finzione in occasione del banchetto dove la platea diventa interlocutrice/cortigiana a cui l’interprete si rivolge con veemenza. Un’occasione forzata per un brindisi in un contesto di morte e distruzione dove a Macbeth appare il fantasma di Banquo, tormento psichico.
Non c’è possibilità di redenzione, se non in quel “Time is free”. Nel testo di Shakespeare è la battuta di MacDuff alla morte di Macbeth, mentre qui è interpretata da Goodwin/Macbeth. Sembra una liberazione spirituale e forse lo è. Dalla tirannia. E allora diventa un grido di pace.
I ringraziamenti e gli applausi sono tanti. Goodwin rivolge un pensiero con ironia alla moglie ritornata a Londra da Milano nell’ultima sera di spettacolo per un concerto di Patty Smith e spiega che l’occasione del Fringe a Milano per lui è stata una sfida.
Recitare davanti al pubblico
Martina Bunino, nello staff del Fringe, ha specificato che “in genere a Londra lo stesso Goodwin va in scena a riprese e che uno spettacolo non resta in cartellone per teniture, brevi o lunghe che siano.”
Goodwin ha affrontato quattro giorni di repliche a stretto contatto con gli astanti; ha l’aria di un interprete severo, rigoroso, ma che sente il pubblico.
Sembra sapere davanti a chi può rivolgersi con toni accesi mentre dà vita al personaggio (un’interpretazione che sembrerebbe votata ad essere ispirata dagli effetti più severi di chi soffre di bipolarismo e che fa sobbalzare il cuore) e davanti a chi no; calibra i modi e le battute, gli sguardi a chi devono arrivare più morbidi e razionali.
L’attore dedica inoltre un pensiero a quel time is free dopo la pièce. Gli chiedo se intenda/possa alludere davvero a una liberazione spirituale, mi risponde a bruciapelo domandandomi se mi arriva così pronunciato da lui quella sera o nel testo, rispondo per come la pronuncia lui, intanto ricorda chi dice quella battuta finale nel testo.
La dedica è al suo compositore in Kiev mentre riflette e fa riflettere su una parola come libertà e che sapore ha in contesti di distruzione e morte.
Alessandra Moscheri
Festival Fringe Milano Off 2025 – Isolacasateatro
Macbeth (Solo)
9-10-11-12 ottobre
di e con Paul Goodwin
Musiche Dmitriy Saratsky
Prodotto The Shakespeare Edit – Londra (UK)
