‘Santa’, di Rosanna Turone, è la nuova Fuggitiva di NN Editore. Ed è, in effetti, una donna in costante fuga: prima dalla Calabria e da una famiglia che l’avrebbe voluta maschio, poi dagli sguardi di uomini intenzionati a plasmarla ma incapaci di amarla. Un romanzo potente e inquieto, che racconta di una donna alla ricerca di se stessa e di vendetta per ciò che ha subìto
“[…] io, invece, avevo bisogno di combattere, io mi svegliavo armata e dovevo sparare. Ma da sola, in una stanza con cento porte aperte, a chi sparavo? Ho iniziato a sparare a me stessa, mi sparavo addosso dopo che tutti mi avevano già sparato. Andavo a dormire con una quantità di proiettili nello stomaco che appena mi svegliavo avevo già il respiro a metà, la tachicardia, la pelle d’oca e mi sarebbe servito l’amore, lo so, ma l’amore, l’amore è disarmante, l’odio invece, l’odio è un porto d’armi.”
Con ‘Santa’, nuovo titolo della collana Le Fuggitive di NN Editore, l’autrice esordiente Rosanna Turone ci consegna il ritratto spietato di una femminilità in guerra col mondo e con se stessa. Santa, protagonista e narratrice dell’omonimo romanzo, è infatti specchio di una società che pretende di modellare le donne a immagine del desiderio maschile o materno, ma al tempo stesso è fiamma che divampa, brucia, consuma.

Santa nasce a Pontecagnano Calabro, seconda figlia di una famiglia che avrebbe voluto un maschio. La sorella maggiore si chiama Beatamaria: un nome che pesa come una condanna, come un destino già segnato.
In famiglia e in questo contesto provinciale, Santa impara fin da piccola che per esistere deve essere vista, deve corrispondere a uno sguardo esterno che la osserva, giudica, classifica. Ma se in apparenza si lascia modellare, dentro arde una rabbia incandescente, che attraversa tutto il romanzo come un fiume sotterraneo e carsico, emergendo con forza in momenti di violenza, rifiuto, ribellione.
“Se tua madre ti ha chiamata Valeria, lui ti chiama Vale, e fuori tua madre dai coglioni in due secondi. Ecco, quella cosa lì, con me, nessuno. Nessuno fa fuori mia madre in due secondi, nessuno fa fuori mia madre mai quando mi chiama, perché nessuno ha mai smesso di chiamarmi come mi ha sempre chiamata lei, nessuno mi ha dato la possibilità di essere un’altra, un’altra cosa, un’altra e basta. Un nome senza possibilità, un nome che resta uguale per tutti. Un nome che, chiunque mi chiami, anche quando mi chiamo io, il mio nome ha la voce di mia madre.”
Rapporti tesi e aspettative soffocanti
Il rapporto di Santa con la madre Sapienza è difficile, segnato da aspettative disattese e da una tensione emotiva mai davvero risolta. Con Beatamaria, invece, l’incomprensione prende una forma più sottile ma non meno dolorosa, fatta di distanza e ruoli imposti. L’unico rapporto familiare salutare e salvifico è quello con la nonna Bruna.
Santa cerca una via d’uscita, e quando incontra Gianni – un ex compagno di scuola trasferitosi in Piemonte – crede di aver trovato una possibilità: un altrove, un futuro diverso, una rivincita. Ma il Nord non è il luogo di redenzione che aveva immaginato. Gianni si rivela presto per quello che è: un uomo arrogante, violento, incapace di vedere in lei qualcosa di più di un’idea, di un ruolo da assegnare.
Santa diventa madre di Tommaso, e qui il romanzo compie un’accelerazione emotiva potentissima. L’amore per il figlio è l’unico sentimento pieno, autentico, che Santa riesce a vivere. Ma questo amore non basta a compensare la frustrazione, l’alienazione, la solitudine.
Dopo la separazione da Gianni, Santa prova a reinventarsi: lavora come modella per acconciature e abiti da sposa e si lega a Mauro, fotografo affascinante e apparentemente diverso, ma non meno tossico.
“Il momento in cui sono riuscita a lasciarlo è memorabile per me, non l’ho mai fatto ma avrei potuto andare in giro a vantarmene, a piantare striscioni, colorare muri con scritto SONO RIUSCITA A LASCIARE GIANNI. E invece, quando la corrente di mia madre si impossessa di me, io perdo il senno e arrivo a pensare che ho sbagliato, che sarebbe stato meglio passare il resto della mia vita con Gianni.”
Santa: un nome, una colpa, la furia
Anche con Mauro, la relazione inizia sotto il segno della promessa e finisce sotto quello della violenza emotiva. Per via di un evento determinante nel loro rapporto, qualcosa dentro Santa si spezza definitivamente.
L’episodio diventa quindi lo spartiacque che divide la Santa che si lascia modellare da quella che, invece, decide di reagire.
La vendetta, a questo punto, non è più solo una pulsione: è un atto di giustizia, una rivendicazione di identità, una sfida a chi ha tentato di annientarla.
“Ho le pareti piene dei buchi che ha fatto la rabbia di Gianni e la mia rabbia niente, neanche un buco. E Gianni lo sentivano sempre tutti quando lanciava le cose e a me, sono sicura che i vicini non mi hanno sentita. Allora ho iniziato a urlare, non urlavo parole, urlavo vocali, urlavo la A e poi dicevo basta. Quante volte ho detto basta. Avevo perso il controllo della mia testa, non volevo più sentirmi come mi sentivo, non volevo essere io, volevo essere un’altra cosa.”
Un romanzo necessario
Il romanzo, scritto con uno stile teso, netto, capace di far esplodere la carica emotiva dei gesti più piccoli, non cerca mai la consolazione. Non ci sono catarsi semplici, né redenzioni facili.
La lingua di Turone ha una fisicità ruvida e intensa, che scava nell’intimità della protagonista senza mai indulgere nel sentimentalismo. Le poche descrizioni della provincia del Sud e del Nord Italia restituiscono luoghi carichi di contraddizioni, in cui le donne – come Santa – faticano a trovare uno spazio in cui essere se stesse senza dover pagare un prezzo altissimo.
Con ‘Santa’, Rosanna Turone firma un romanzo necessario, che si inserisce a pieno nello spirito della collana Le Fuggitive, dedicata a donne che non si piegano, che si smarriscono e poi si ritrovano, spesso attraverso percorsi dolorosi e non lineari. Nel caso di Santa, lei non fugge solo da qualcosa o da qualcuno, ma dalla possibilità stessa di essere ridotta a un ruolo.
Un libro che lascia il segno, che spinge a interrogarsi sulle forme del desiderio, della maternità, della libertà. E che ci ricorda che esistono vite – come quella di Santa – che non chiedono di essere raccontate con indulgenza, ma con verità. Anche quando brucia.
Eva Maria Vianello
Biografia
Rosanna Turone è musicista e insegnante. Nata a Gioia Tauro nel 1981, è diplomata in pianoforte e clavicembalo. Nel 2021 ha frequentato il corso “Trovare la sedia – scrivere un romanzo in un anno” a cura di Paolo Nori presso la Scuola Karenin di Bologna. Vive a Biella dove è docente di pianoforte. ‘Santa‘ è il suo romanzo d’esordio.
Santa
Rosanna Turone
Edizioni NN Editore
Collana Le Fuggitive
Genere Narrativa
Anno 2024
Pagine 208