Salviamo le donne
Al grido “Non una di meno” il 24 novembre a Roma si è tenuta la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne. Il 25 dello stesso mese ricorre infatti la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne. E proprio l’universo femminile ha tenuto a rimarcare la sua presenza qui, a rivendicare i propri diritti ma soprattutto la propria personalità.
Partiamo da un’osservazione. Pensiamo che ogni ragazzo, se abbandonato, pretende di rientrare nella vita della sua ex compagna rivendicando il “bello” della loro storia, primo su tutto controllo e possesso. Se la ragazza però rivuole indietro la “merce scartata” in precedenza, diventa oggetto di stalking. Il ragazzo abbandonato non accetta di fatto la solitudine ne accetta la perdita.
Accade che il ragazzo suddetto prova a riavvicinare in tutti i modi la sua ex, anche in maniera violenta e, magari, al termine della “prova” anche privandola della sua vita. I dati infatti sono tristemente in aumento. E solo quest’anno le vittime di “femminicidio” sono arrivate a 106 e “ogni 72 ore una donna viene uccisa”.
Voci all’unisono quindi che scendono in piazza anche contro la legge 194″ che disciplina l’aborto e non solo. L’intero eco si è schierato contro il ddl Pillon, in discussione in Parlamento sulla riforma del diritto di famiglia in caso di separazioni che prevede di “difendere la famiglia tradizionale e ristabilire ruoli e gerarchie di genere, dimenticando che la violenza maschile comincia nel privato delle case e si estende a ogni ambito della società, diventando sempre di più strumento di pubblico dominio”. Dunque, un’arretratezza nel tempo.
Apprendiamo tuttavia dai TG regionali che, grazie ai fondi della Regione Lazio, nel quartiere della Magliana della capitale aprirà un centro antiviolenza destinato alle donne vittime di violenza. Questo luogo dedicato per di più alle attività sociali è stato riscattato dal sequestro di un immobile appartenuto alla mafia, esattamente all’ex banda della Magliana. Pertanto qualcosa si muove seppure lentamente.
Ciò che perplime è che in queste situazioni drastiche le donne non sono affatto cautelate ne protette dalla legge. Giudici e forze armate sembrano sempre difendere le azioni degli uomini, rispondendo di portare pazienza di fronte al pericolo suddetto e imminente. Insomma la voce della crudeltà è troppo forte se confrontata ad un SOS immediato.
Cosa si può fare ulteriormente?Qual è la sfida più forte che le femmine devono affrontare? Quali dunque le difese da adottare?Come prevenire e di conseguenza salvarsi?