L’Accènto: Editoriale 115.
La musica e le donne
Sanremo, le presenze femminili e le convenzioni sociali
Ritorno a scrivere dopo tempo. Oggi, nel mio Editoriale 115., desidero riflettere sulla settimana sanremese, soprattutto sulla presenza delle donne durante le serate della kermesse.
Usciamo dall’intensa maratona che ci ha visto seguire il Festival di Sanremo alla sua 73^ edizione e non starò a tediarvi con le polemiche e gli ascolti record che gli hanno girato intorno. Ciò che mi interessa rimarcare è la presenza delle donne, le co-conduttrici, le quali ogni sera hanno calcato il palco dell’Ariston.
A Rita Levi Montalcini, a un convegno, chiesero se stesse sola o con suo marito. La nobile scienziata rispose: “Mio marito sono io“. Era il 1° Marzo 1986 e da allora molte idee sono rimaste invariate. La premio Nobel, infatti, ha sempre rivendicato la sua indipendenza e anche il fatto di non avere avuto figli. Si può pertanto dire che la Montalcini ha sposato la sua professione, alla quale dedicò molto tempo.
Nessuno la giudicò per le sue scelte. Ora siamo nel 2023 e vigono ancora le differenze che ci identificano a livello sociale. Ma partiamo dall’inizio.
Editoriale 115.: la moda parla di diritti delle donne
Quello che mi ha colpita durante il Festival è stata la storytelling – se così si può definire – della Ferragni che, con i suoi abiti, ha rimandato dei messaggi subliminali alle donne attraverso dei cambi di abiti pensati per l’occasione. Il suo excursus infatti è stato mirato e per questo è stata supportata dalle case di moda Dior e Shiaparelli.
Il percorso è dunque sembrato un vero inno ai diritti delle donne.
L’imprenditrice milanese ha aperto l’edizione sanremese con una stola bianca con su scritto: “Pensati Libera”.
“Non rinunciate alla vostra femminilità perché da qualcuno è considerata un punto di debolezza perché è proprio lì che si trova la forza delle donne“
Inutile dire che la moglie di Fedez è stata fortemente criticata sul web e i meme si sono propagati. Ma la Ferragni ha perseguito il suo intento. È partita dall’accettazione del proprio corpo, invitandoci a non vergognarsene, per sentirsi appunto libere nell’indossare ciò che si vuole, senza sentirsi dire che siamo delle poco di buono.
L’abbiamo vista indossare un aderentissimo vestito bianco su cui sono state ricamate le parole di odio a lei dirette e poi una tuta in jersey con una struttura che richiama a una gabbia: ciò che intrappola, rinchiude, non fa uscire dalle convenzioni.
Altre creazioni poi hanno indirizzato la narrazione verso i diritti all’aborto, alla maternità, e non solo. Insomma, un viaggio che punta l’attenzione sul corpo femminile e un grande incitamento a chiarire di essere noi stesse sempre, anche a saper conciliare tutti i nostri impegni pure se si deve allattare al seno.
Editoriale 115.: le convenzioni sociali
Tanto di cappello quindi per aver saputo contestualizzare se stessa e inserire la sua immagine all’interno della manifestazione canora più famosa al mondo e parlare tramite la moda. Qualche cosa che leggo come innovazione.
Tuttavia, l’altra faccia della medaglia vede protagoniste la Egonu, la pallavolista nostrana, la Fagnani e la Francini. La prima, si sà, oltre ad avere una buona dialettica, migliore di alcuni italiani, è di colore. L’impressione è che si sia dovuta giustificare per la sua diversità e quasi scusare per le offese razziste che di solito riceve.
La Fagnani si è dimostrata abile. Concentra il suo monologo sui ragazzi, sulla dispersione scolastica e ciò che essa comporta: la criminalità.
Arriviamo alla Francini. La Chiara che incarna una comicità e una professionalità innate, è stata rimandata a tarda notte.
Chiara Francini non ha figli, non è sposata. E già questi due fattori sono essenziali per evitarle di salire sul palco almeno a metà della quarta serata di Sanremo.
Il monologo scomodo
L’idea che mi sono fatta è che certamente il suo soliloquio contenesse parole che facevano riflettere. Ma dopo l’una di notte capite da voi che alcuni dormivano da tempo.
Mamma Rai, diciamolo, ha offuscato la Francini. Questione di…?
È una colpa non aver risposto a quello che la società dà per scontato? È una colpa anteporre la propria carriera alla necessità di diventare mamma? Inoltre, e se i figli non sono venuti? Se l’orologio biologico è scaduto?
La Francini in effetti ha cercato di rispondere a tante domande personali e ha cercato di esprimerci che anche non aver concepito una vita non è affatto un disagio. Anzi, magari è un punto di forza.
La vita in effetti ci pone di fronte delle scelte e non sempre, purtroppo, queste vengono comprese. La società è quella che è: ci si immagina sempre sposate, con prole a seguito. Mai l’inverso.
La Francini rappresenta questo inverso. Il contrario dei comportamenti collettivi.
Ed è ora di cominicare a non essere più tanto standard, bensì di invertire le opinioni e le tendenze. Di lasciarsi andare all’osservazione profonda di ciò che accade intorno a noi con la libertà che ci appartiene.
Sarebbe quindi giusto ripensare alla figura della Montalcini, alla capacità di essere se stesse e alla forza che questo comporta. Anche essendo sole. Ma la Francini, ricordiamolo, ha un compagno. Di conseguenza, che valenza ha non essere papà di questi tempi? Vogliamo interpretare anche il punto di vista maschile? Ne siamo capaci?
Più che altro non bisognerebbe dare adito a chi ci mette per ultime in scaletta: esprimere un NO, non ci sto perché mi inserite per ultima.
In conclusione, le disuguaglianze fanno ancora breccia in epoca contemporanea e rispecchiano i comportamenti della società. Poi, se messe su di un palco che ha molta visibilità ma né insegna né dà il buon esempio, vengono amplificate.