Da quando è uscita su Netflix lo scorso 11 aprile, ‘Baby Reindeer’ ha conosciuto un enorme successo e c’è chi già la definisce la miglior serie dell’anno. Lo sceneggiatore, regista e interprete del personaggio principale, Richard Gadd, l’ha scritta, diretta e recitata basandosi su fatti che gli sono realmente accaduti. Vittima di stalking e abusi, ha realizzato un prodotto toccante e di grande valore
Richard Gadd, 35 anni, è un drammaturgo, un comico, un regista scozzese. Ed è anche un survivor. Con questo termine, che in inglese significa letteralmente sopravvissuto, si definiscono appunto le persone che hanno subito violenze e abusi sessuali.
‘Baby Reindeer’, nato come spettacolo teatrale poi trasposto in serie, è il tentativo di Gadd di portare alla luce la devastazione, la solitudine e la perdita di controllo, anche sessuale, che si scatenano in alcuni survivors. Riuscendoci fin troppo bene.
Parliamo infatti di un prodotto dal grande impatto emotivo, in cui il protagonista Donny Dunn, interpretato da Gadd stesso, è ritratto come una vittima che non siamo abituati a vedere in altre serie su questo tema.
Possiamo biasimarlo, indignarci per le sue scelte, trovarle incomprensibili e dire che mai, nella sua situazione, ci saremmo comportati allo stesso modo. Forse perché è un uomo, e in generale agli uomini-vittima non siamo ancora così avvezzi.
Resta il fatto che, qualsiasi cosa ci provochi la sua storia, non può in alcun modo lasciarci impassibili. E sapere che, nella vita reale, ci siano davvero stati (e ci siano) una Martha e un Darrien, rende quest’opera un vero e proprio atto di coraggio.
Sogni infranti e tè pericolosi
Donny, scozzese trapiantato a Londra per inseguire il suo sogno di diventare un comico affermato, lavora in un pub per sbarcare il lunario. Sebbene continui a esibirsi in numerose serate di stand-up comedy, non ha mai ottenuto un grande successo, e la sua autostima ne risente.
Per questo, quando al pub si presenta Martha (Jessica Gunning), da subito lui vi si avvicina, pur percependo che la donna abbia qualcosa che non va. Infatti, Martha millanta di lavorare come avvocata per politici di fama mondiale e di guadagnare cifre molto importanti, eppure non può neanche permettersi un tè.
Donny, allora, intenerito e in qualche modo attratto dalla sua bizzarra personalità, prende l’abitudine quotidiana di offrirglielo.
Sì, perché Martha si presenta al pub ogni giorno, divenendo così una presenza fissa nella vita di Donny. Che, a un certo punto, comincia a ricevere da lei una quantità spropositata di email e messaggi sui social, uno più sgrammaticato dell’altro e tutti con la dicitura, in chiusura, “Inviato dal mio Iphone”.
Baby Reindeer: una rete di bugie
Ѐ l’ennesima bugia: Martha non possiede un Iphone e, sebbene sia un dettaglio trascurabile dato il modo in cui la situazione evolverà di lì a poco, è ricorrente in ogni episodio, a sottolineare come la percezione che la donna ha delle cose sia del tutto stravolta.
Infatti, credendo che lei e Donny abbiano una relazione, Martha inizia a perseguitarlo, diventando la sua stalker, appostandosi sotto casa sua e presentandosi ai suoi spettacoli comici, mettendo lui e chi gli sta accanto in grave pericolo.
Ѐ una minaccia, ad esempio, per l’incolumità di Teri (Nava Mau), una donna che Donny frequenta da poco e di cui è innamorato, ma alla quale non ha detto il suo vero nome e con cui non si fa vedere in pubblico. Questo perché Teri è una donna trans, e Donny è in soggezione per esserne attratto, pur biasimandosi per l’imbarazzo che prova.
L’umiliazione e la paura di non essere compresi
Donny si biasima continuamente: è spaventato da Martha ma ne è anche lusingato, è innamorato di Teri ma se ne vergogna, e inoltre in passato non si è sottratto da situazioni che lo hanno danneggiato in modo irreparabile.
Nell’episodio 4, il più crudo di tutti, scopriamo infatti che l’uomo non è nuovo alle molestie: un produttore televisivo, Darrien (Tom Goodman-Hill), anni prima ha approfittato del suo desiderio di fama gettandolo in una spirale di droghe e abusi e cambiando per sempre il suo modo di percepire se stesso, anche sessualmente.
Umiliazione, senso di colpa, paura di non essere compreso. Tutto questo spinge Donny a non parlarne con nessuno, né con la famiglia, né con la fidanzata dell’epoca, né con Teri.
Ciò lo porta a perpetuare una serie di comportamenti autodistruttivi e a sopprimere il dolore che prova fino a che, inevitabilmente, esplode. Il risultato è un monologo di grandissimo valore sia cinematografico sia emotivo, che determina un punto di svolta.
Un prodotto dal messaggio potentissimo
Come si concludono, quindi, le linee narrative di Donny con Martha, con Teri e con Darrien? Di alcune tra queste ci è dato sapere, di altre meno.
Il punto, però, non è come sia finita con gli altri, bensì come il protagonista abbia trovato una quadra con se stesso e i suoi conflitti interiori. Come abbia reagito al trauma, quali conseguenze questo abbia avuto nella sua vita.
‘Baby Reindeer’, per quanto coinvolga diversi personaggi, è un one man show: è la voce di Donny/Richard Gadd quella che dobbiamo ascoltare e, sebbene gli spettatori della serie abbiano poi tentato (riuscendoci) di carpire le identità di Martha e Darrien nella vita reale, lui stesso ha spiegato che non sia quello lo scopo del suo lavoro.
Non è per vendetta, non è per esporre i suoi abuser alla gogna mediatica: è per affermare che quanto gli è capitato non gli ha impedito, a un certo punto, di ricominciare. Di ricostruire, con forza e determinazione, la sua esistenza. Pur non dimenticando ciò che è stato, e anzi trasformandolo in un prodotto dal messaggio potentissimo.
Eva Maria Vianello
Baby Reindeer
con
Richard Gadd Donny Dunn
Jessica Gunning Martha
Nava Mau Teri
Tom Goodman-Hill Darrien
Nina Sosanya Liz
Sceneggiatore Richard Gadd
Produttore Matthew Mulot
Casa di produzione Clerkenwell Films
Distributore Netflix
Genere Drammatico, sentimentale, thriller
Anno 2024