‘Babajé – Il richiamo dei bambini invisibili’ scritto da Francesco Romagnoli, edito da Gremese, è un testo che smuove le coscienze e offre un punto di vista sull’Africa rispetto quello consueto. È un viaggio ad Adwa, nella regione etiope del Tigrè, che cambierà completamente la vita dell’autore, tanto che lo stesso ha trascorso lì quindici anni della sua esistenza dando vita a progetti umanitari che lo hanno legato indissolubilmente a quelle terre
“Ero alla soglia dei trent’anni, avevo lavorato gli ultimi cinque anni come commercialista nello studio di famiglia, fino a quando una mattina mio padre, mosso a compassione, decise di liberarmi da quella prigione dorata.”
Lo scrittore romano Francesco Romagnoli ci accompagna in un viaggio intimo nel cuore dell’Africa, raccontandoci la sua insoddisfazione rispetto la sua vita precedente da commercialista, una quotidianità che non lo appagava affatto.

Nel 2002, a 32 anni, decide di lasciare il lavoro e cambiare la propria esistenza: parte per Adwa, località etiope nella regione del Tigrè.
Quella che lui pensava potesse essere una vacanza di un mese, per staccare la spina dagli obblighi lavorativi, si trasforma in una scelta di vita durata quindici anni.
Con il passare del tempo, infatti, Romagnoli si è sentito più partecipe e coinvolto dal vissuto della popolazione locale e dalle loro enormi necessità: povertà e denutrizione sono una triste realtà di cui purtroppo molto spesso sono vittime i bambini.
“In Etiopia, in quegli anni, c’era un dato impressionante che riguardava la mortalità per parto. Una donna su nove moriva durante la nascita del bambino per i motivi più disparati, mancanza di strutture adeguate a fronteggiare qualunque tipo di emergenza, parti in casa, assenza totale di igiene, impossibilità di raggiungere un luogo sicuro dove far nascere i figli.”
Babajé: un papà in terra altrui
Lo scrittore dunque riesce a organizzare in una delle zone più povere e rischiose del mondo il villaggio dei bambini orfani: “James non morirà”, un villaggio-orfanotrofio.
Esso si avvale di un centro interno per combattere la denutrizione cronica dell’area, inoltre funge da punto di primo soccorso e dà la possibilità a donne e uomini di poter lavorare in varie mansioni.
Il lavoro di Romagnoli e la sua figura sono quindi talmente riconosciute tanto che lo scrittore stesso si è guadagnato l’affettuoso soprannome di Babaje (papà mio) da parte dei tanti bambini orfani del luogo.
Babajé: l’aspetto umano del libro
‘Babajé – Il richiamo dei bambini invisibili’ vanta uno stile di scrittura coinvolgente e scorrevole: non si può che leggere il libro con gli occhi del cuore esattamente come quando l’autore snocciola aneddoti e storie di vita profonde, sentite e dense di significato.
Tra le pagine pregne di Africa e di amore per questa terra incredibile tanto mozzafiato quanto martoriata da fame e povertà, emergono fatti concreti che giungono a noi dalle cronache sporadicamente con toni basati più sul pietismo che non sulla reale narrazione.
Lo scrittore, invece, parlando di quei luoghi libera ogni cliché grazie a punto di vista personale e molto emotivo, analizzandone anche l’aspetto più umano: quello dei protagonisti quotidiani nonché suoi compagni di viaggio.
Il libro merita di essere letto, perché di queste latitudini geografiche non se ne parla mai abbastanza.
Andrea Di Sciullo
Biografia
Francesco Romagnoli
Babjé – Il richiamo dei bambini invisibili
Editore Gremese Editore
Collana Fuori collana
Genere Saggio, Politica, Società, Servizi sociali, Associazioni, Volontariato
Anno edizione 2022
Pagine 208