Timide riaperture
Siamo tornati dopo una breve pausa, ma le notizie, nonostante tutto, rimangono pressapoco le stesse. Il Corona virus riempie le pagine dei giornali, le discussioni politiche sono sterili, e Conte sembra che mantenga alte le sue decisioni e ci faccia fare buona figura di fronte gli altri Paesi.
Che l’Italia però sia sempre lasciata sola nei momenti di crisi non è poco. Viene meno il senso solidale dell’Europa. Di aiuti ne abbiamo ricevuti dalla Cina, dall’Albania, dagli Stati Uniti. Dunque, staremo a vedere cosa accadrà giovedì prossimo al tavolo sul quale si discuterà dei coronabond: saranno approvati o no? Oppure si troverà una soluzione idonea e adatta ai Paesi dell’Unione Europea?
Quest’anno Pasqua è trascorsa in modo intimo e silenzioso. La testimonianza della rinascita, mai come in questo periodo, è stata forse fonte di riflessione per tutti. Ma noi teniamo ancora duro sebbene la trepidazione di uscire e di ricongiungerci non si plachi.
Per la prima volta cala il numero dei malati e dei contagiati, e il Pronto Soccorso di Bergamo è vuoto. Spiragli di miglioramento? Piccole luci di speranza? Segnali di guarigione?
Insomma, cosa ci aspetta nella cosiddetta fase due? Si parla di riaprire alcune attività ma a scaglioni. Non tutte insieme, per il benessere di tutti. Si pensa alla circolazione urbana su autobus e metro, con un numero specifico di passeggeri a bordo. Biciclette e monopattini, invece, sono i mezzi di trasporto ai quali si sta pensando affinché non creare ulteriori assembramenti.
Tuttavia bisogna pensare a come riaprire e soprattutto essere consapevoli di non ri–avviare tutto insieme e con voracità, verrebbe da dire. Sarebbe un rischio per i cittadini con la paura che il virus possa ricomparire. Il periodo estivo, spiegano i virologi, può frenare l’ondata Covid–19, come tutti i virus influenzali che, però, con la stagione autunnale potrebbe riaffacciarsi.
La corsa al vaccino è già iniziata, ci vorrà tempo e per superare questo frangente dovremmo adottare misure di distanziamento sociale, utilizzare le mascherine e i guanti e chissà quando potremmo abbracciarci di nuovo.
La cultura continua a farci compagnia e a intrattenerci: le iniziative aumentano e noi possiamo usufruire di mostre, visite ai parchi, concerti e letture virtuali. La letteratura poi, sfortunatamente, ci ha resi orfani del grande autore cileno, Luis Sepúlveda, contagiato e morto a causa del Coronavirus.
Una delle molte vittime colpite lo scrittore della “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, una favola per adulti e piccini in cui la lotta tra il bene e il male è molto presente. Esule politico, viaggiatore dallo spirito ribelle ed ecologista, Sepúlveda ha segnato un periodo storico importante donando il suo contributo a Greenpeace e alla militanza politica.
Esperienze, queste, che traspose nella sua letteratura intensa e pregna di verità, di vita vissuta, attraverso una scrittura decisa e scorrevole. Mantenendo inoltre intatti i suoi valori, con coerenza e determinazione. Lottando, senza mai fermarsi. Un uomo attivo e instancabile.
Cosa ci insegna questo? Probabilmente a cogliere ogni attimo che la vita ci riserva senza paure. Imparare a buttarsi e a nuotare nel grande mare, ingannevole o no, che è l’esistenza stessa. Perché per perderci e perderla ci vuole un attimo.