Nel piccolo borgo di Colle Filippo, il defunto Oreste De Ritis, sindaco corrotto, manipolatore e tuttavia osannato dalle folle, ha lasciato un’eredità ingombrante che tre grotteschi candidati tentano di smantellare. In ‘Sotto il diluvio’, Giulio Natali utilizza l’ironia per esplorare il potere e le sue dinamiche, offrendo una satira dolceamara della società contemporanea
“Per far parte del club di chi contava veramente, non doveva distinguersi per eccentricità. Conformarsi ai gusti e agli usi del gruppo era obbligatorio. […] Non esistevano frasi spontanee, tutto era meditato e la sua bravura consisteva nel far credere che non lo fosse. Era anche abilissimo a passare per l’unico, vero amico del popolo nonostante detestasse l’essere umano e pensasse che molte manifestazioni della sua presunta vitalità – su tutte le feste in cui si ballava, beveva e tirava di coca – fossero la dimostrazione di una specie inferiore a tutte le altre, venute sulla Terra per uno scopo a loro molto chiaro.“
‘Sotto il diluvio’ di Giulio Natali, edito da Castelvecchi, mescola abilmente satira, politica e riflessione sociale. Ambientato nel piccolo paese di Colle Filippo, il romanzo prende il via in seguito a un evento che scuote la placida quotidianità degli abitanti: è morto Oreste De Ritis, sindaco amato e rispettato dai suoi concittadini, che lo hanno sempre considerato un grand’uomo, un benefattore, alla stregua di un dio buono che tutto sa e tutto fa per i suoi fedeli.
La morte di De Ritis innesca una lotta per la sua successione tra tre candidati sindaci, ciascuno dei quali ha motivi personali per disprezzare il defunto e voler cambiare le cose.
Oscar De Ritis, nipote del senatore, desidera distaccarsi dall’eredità dello zio, che detesta profondamente. Lucrezia Guidotti, a capo dell’azienda più grande e importante del territorio, la Power Plastic, è una femminista e paladina dei diritti dei lavoratori, con l’intenzione di portare giustizia sociale e rinnovamento a Colle Filippo. Infine, Marc Tantalocco è un insipido vedovo sul quale nessuno ripone aspettative, ma che vuole tentare comunque di diventare il primo cittadino.
Nonostante le loro aspirazioni di cambiamento, però, tutti e tre si scontrano con un sistema radicato che Oreste De Ritis ha cementato nel corso degli anni, abituando la popolazione a una gestione corrotta e opportunistica del potere.
“Il vero problema dell’essere umano è che da piccolino dopo aver imparato a dire “mamma” e “babbo”, subito domanda “perché”. Ecco cosa doveva fare: formare adulti che non chiedessero “perché” ma “per favore”. Per questo calcolava al dettaglio gesti e parole. Però se serviva raccontare una barzelletta o bere un Cuba libre non si sottraeva, risultando credibile sia nei panni del comico dai tempi perfetti che di barman esperto di cocktail, lui che con il vino aveva a che fare solo quando il prete ci intingeva l’ostia.“
Nessuno scrupolo, tanta ironia
Malgrado le apparenze, infatti, De Ritis non è un eroe né tantomeno un esempio di integrità, bensì incarna tutti i cliché del politico italiano che si è costruito una carriera grazie a favori, corruzione e un’abilità straordinaria nel manipolare le persone.
Grazie a una serie di atteggiamenti studiati – come il gesto di tirare a sé le persone mentre stringe loro la mano o l’accogliere ogni interlocutore chiedendogli “Come posso aiutarti?” – ha saputo incantare collaboratori ed elettori, nonostante la sua totale mancanza di scrupoli. Dietro questo fascino si nasconde però una personalità priva di morale, capace di rovinare la vita delle persone a lui più vicine, come sua moglie e suo fratello, pur di mantenere il suo potere.
Tuttavia, Natali riesce a tratteggiare Oreste De Ritis con una vena di ironia che evita di rendere il personaggio detestabile. Nonostante la sua corruzione, c’è qualcosa di buffo e tragicomico nel suo modo di fare.
Il lettore infatti non può fare a meno di sorridere di fronte a certi passaggi, dove l’autore descrive con umorismo i tratti e i comportamenti tipici del politico italiano: sempre pronto a una battuta, a un sorriso finto, a fare qualunque cosa pur di ottenere consenso. L’ironia quindi permea tutto il romanzo e rende la lettura leggera anche nei momenti più intensi, bilanciando sapientemente il dramma con momenti più divertenti.
Accanto alla trama principale, inoltre, si snodano una serie di storie parallele che esplorano le vite private dei vari candidati, offrendo un quadro sfaccettato delle dinamiche umane. Le relazioni personali, le ambizioni e le frustrazioni dei protagonisti si intrecciano con le loro lotte politiche, creando una narrazione ricca e complessa, in cui i confini tra pubblico e privato si confondono continuamente.
“Gli veniva chiesto di oliare, aprire canali, trovare alleanze impensabili senza il suo intervento. Alle naturali capacità diplomatiche univa il piacere di ampliare la rete degli amici, tipi molto influenti con idee politiche diverse dalle sue con i quali creava relazioni destinate a durare ben più di una legislatura. La pensava diversamente da chi nei manuali suggerisce di non esporsi mai per primi. Lui una domanda all’inizio di ogni conversazione aveva bisogno di farla.«Cosa posso fare per te?» chiedeva e avrebbe chiesto fino alla fine dei suoi giorni.“
Sotto il diluvio: uno stile fresco per un modello politico vecchio come il mondo
Oreste De Ritis, pur essendo morto all’inizio del libro, influenza fino alla fine la trama della storia. Il suo spettro si aggira per le vie di Colle Filippo, incarnando un modello politico che, sebbene apparentemente sepolto con lui, continua a vivere nei candidati che aspirano a prendere il suo posto. È una figura ingombrante, quasi mitologica, che rappresenta l’apoteosi della politica corrotta e che fa da sfondo a ogni scelta intrapresa dagli altri personaggi.
I quali, prevedibilmente, si rivelano grotteschi tanto quanto lui: anche le storie dei candidati sono rappresentate in maniera esilarante, con dialoghi brillanti e scene che, seppur talvolta rasentano la tragicità, riescono a strappare sorrisi. Tra le pagine, convivono momenti drammatici e satirici, che danno forma a una narrazione dinamica in grado di alternare riflessione e intrattenimento.
Dal punto di vista stilistico, ‘Sotto il diluvio’ si distingue per una prosa limpida e coinvolgente, capace di combinare la profondità dei contenuti con una scrittura accessibile e leggera, che non cade mai nel moralismo o nella pesantezza.
Questo stile, a quanto pare, è il marchio di fabbrica dell’autore, che aveva già fatto sfoggio di una scrittura pulita e sagace nella raccolta di racconti Questioni di testa, anch’essa oltretutto popolata da personaggi grotteschi, cinici, straordinari nella loro ordinarietà.
In conclusione, il romanzo è un ritratto spietato e divertente della società italiana contemporanea. Giulio Natali ci regala una storia incisiva che, pur avendo per protagonisti personaggi cinici e corrotti, riesce a intrattenere e far riflettere il lettore. Un’opera che non solo analizza i meccanismi del potere, ma lo fa con un sarcasmo sottile e tagliente, offrendo un’esperienza di lettura piacevole e stimolante.
Eva Maria Vianello
Biografia
Giulio Natali, 48 anni, marchigiano, lavora come Direttore delle Risorse Umane in un’azienda multinazionale. Ha pubblicato nel 2020 e nel 2021 due raccolte di racconti per Edizioni La Gru, intitolate “Questioni di testa” e “Soste Forzate”, entrambe premiate in diversi concorsi letterari ed è arrivato in finale al Premio Calvino nel 2022 con un manoscritto tuttora inedito.
“Sotto il diluvio”, uscito il 14 giugno 2024 per Castelvecchi, è il suo primo romanzo pubblicato.
Sotto il diluvio
Giulio Natali
Edizioni Castelvecchi
Collana Le Vele
Genere Narrativa
Anno 2024
Pagine 208