Quanto vale mantenere intatta la memoria?
All’Ar.Ma teatro della capitale per tre giorni (dal 12 al 14 ottobre) la figura di Settimia Spizzichino ha preso vita sul palco. La narrazione, attraverso musica e parole, ha creato un connubio tra recitazione, uso del corpo e il canto, in cui emergono storia e forza di una donna che sognava di viaggiare
“Reginella” è un primo studio, anch’esso dai registri prettamente civili: uno dei tanti che sta dilagando nel panorama teatrale romano. Commissionato a Manuela Rossetti da un piccolo Comune della Sabina (Rieti), che si fa portavoce di una tematica rilevante, è stato pensato inizialmente sotto forma di letture ma ha poi visto il suo sviluppo in rappresentazione.
In occasione della giornata della memoria (16 ottobre) si è voluta ricordare così l’unica superstite del rastrellamento del Ghetto di Roma del 1943, ricordato come il sabato nero.
Una filastrocca apre la performance, che si evolve sotto vari piani recitativi. L’interpretazione di cinque personaggi, il dialetto romano, l’evocazione di interni ed esterni, la vita di quartiere e quella familiare, le passeggiate al centro della capitale, il sogno di viaggiare, donano al pubblico suggestioni di un’epoca passata.
Questa prima parte va a congiungersi alla paura, al coprifuoco, alla deportazione, all’interminabile viaggio in treno, alla vita nei campi di concentramento (Auschwitz-Birkenau), alla morte, alla sofferenza, agli esperimenti sul corpo umano, per giungere alla liberazione e al ritorno in Patria.
All’interno di una scenografia curata si svolgono le azioni, accompagnate dalle musiche improvvisate e sperimentali, e dai vocalizzi di Laura Desideri. Essa incentra il suo lavoro con gli strumenti a disposizione: fisarmonica; tamburo; loop-station. Le sonorità e il canto seguono di pari passo sia la recitazione, sia le azioni del personaggio, generando così emozioni, quali timore e gioia. Inoltre si creano vibrazioni, eco e ritmi orientaleggianti.
La Rossetti è molto concentrata: ogni movenza incisiva, ogni parola, ogni capitolo della storia, richiede attenzione. Gli elementi di scena sono funzionali: la scelta degli abiti eleganti, come i manichini che “incarnano” persone.
Un microfono e una scrivania, al contrario, cambiano di netto il corso della vicenda: a mo’ di cronaca, lì, la protagonista racconta di sé. C’era infatti necessità – spiega l’attrice – di dare all’esibizione un piano narrativo differente, altrimenti essa sarebbe stata troppo uniforme.
Dentro un immaginifico si concentrano ricordi, memoria e salvezza: il rapporto con la mamma e le sorelle (Enrica e Ada); le figure dei bambini e gli anziani prima di entrare nelle camere a gas; le baracche, luoghi ove contare, dormire e non morire; i “morti viventi” che camminano e lavorano; gli sguardi svuotati di ogni speranza delle persone ingrigite a causa dei tedeschi; la fame e la rabbia che mantengono vivi; infine, le persone che, grazie alle loro attenzioni, fecero di Settimia Spizzichino, una sopravvissuta.
Emerge dunque una figura che non si è mai arresa alle barbarie subìte, all’interno di un excursus storico basato su una ricerca basilare, al fine di riordinare i pezzi dell’intera vicenda. Sviscerato inoltre in chiave del tutto personale e versatile, lo spettacolo ha permesso un sentire e un entrare in ascolto peculiari attraverso un’incantevole e coinvolgente atmosfera.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creatva
Ar.Ma Teatro
dal 12 al 14 ottobre
Reginella
di e con Manuela Rossetti
musiche originali dal vivo Laura Desideri
liberamente ispirato alla vita di Settimia Spizzichino unica superstite donna del rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943