Polvere
Annalisa Civitelli Cinema Amarice, arte, documentario, memoria, recensione, recupero, Sandro Bartolazzi, Simone Aleandri, terremoto, testimonianze, Venezia 77 0
Prodotto da Sandro Bartolazzi e diretto da Simone Aleandri, il documentario ‘Polvere’ è stato presentato all’edizione settantasette della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione “Eventi Speciali”. Le testimonianze a cui assistiamo ci rendono partecipi della valenza del nostro patrimonio artistico e del suo recupero
Sono passati quattro anni dalle scosse di terremoto che hanno devastato Amatrice. Quello con cui fa i conti la comunità della cittadina laziale è un luogo fantasma, un luogo dove si cammina sui resti di quello che c’era. Ma se spostare indietro le lancette dell’orologio e cambiare il passato è impossibile, si può perlomeno provare a preservarne la memoria.
Lo sanno bene i personaggi che animano questo racconto, uniti da un’esigenza di ricordare continuamente, per non perdere la propria identità. Quell’identità che, come evinciamo dalla narrazione dei protagonisti, coincide con il proprio patrimonio artistico.
Don Luigi è un anziano prete, ed è stato incaricato dalla Curia di sorvegliare i luoghi sacri per proteggerli dallo sciacallaggio. È un punto di riferimento per la collettività, profondamente legata ai valori religiosi, alla fede che è rifugio e anche salvezza, perché “Non è Dio che ci castiga, è la terra che è così”.
Gli abitanti di Amatrice si stringono intorno alle loro immagini sacre, ma hanno bisogno di una Chiesa, perché “la gente attorno a un’immagine si ritrova con più facilità”.
Altre sono le storie raccontate in ‘Polvere’, tutte unite dall’attenzione verso le opere l’arte: Vito ha visto crollare il suo negozio di antiquariato e adesso continua a restaurare statue; Luciana ha messo in salvo gli arredi pericolanti della Chiesa prima del crollo; Ciro è uno scultore che aiuta i bambini di Amatrice a superare i propri traumi esprimendosi attraverso l’arte.
E ancora, Brunella ricorda commossa Floriana Svizzeretto, l’amica e direttrice del Museo civico “Cola Filotesio”, che ha perso la vita sotto le macerie. Il museo dal 2002 si occupava di raccogliere le opere d’arte importanti per il territorio: tutte uscite intonse dalla sede museale, venivano abitualmente prese per essere portate in processione e rappresentano quindi l’anima pulsante della cittadinanza, perché hanno il potere di aggregare.
Il regista sceglie il bianco e nero come cifra stilistica per raccontare delle vicissitudini dolorose e lo fa con estrema delicatezza. L’uso della macchina da presa alterna inquadrature fisse e contemplative alla camera a mano, che si fa più vicina ai personaggi, e alle carrellate, che ci conducono tra le macerie.
Non solo: grazie alla modalità Street View di Google Maps, Simone Aleandri trova un altro modo – che è come un pugno allo stomaco – per introdurci nelle strade di Amatrice e farcele osservare per come erano prima delle scosse, con la possibilità poi di poterle visualizzare per come sono adesso. Tutto a tempo di un click.
Degna di nota è anche la fotografia di Antonello Sarao, che gioca con i chiaroscuri, illuminando e poi mettendo in ombra. Il montaggio, curato da Gianluca Rame, ha un buon ritmo e alterna momenti più lenti e meditativi, che necessitano quasi di un rispettoso distacco, ad altri in cui è palpabile il fermento, il desiderio di ricominciare. La musica di Riccardo Cimino accompagna gli attimi più toccanti con la malinconia del pianoforte, a cui solo nel finale si aggiunge il violino.
Donano conforto le immagini in cui vediamo le opere d’arte messe in salvo: si pensi, una su tante, alla scena in cui avviene il recupero della statua di Cristo da parte dei vigili del fuoco.
Ma oltre al desiderio di preservare la memoria, c’è anche quello di continuare a vivere. Il coro di Amatrice, che canta una “Moonriver” un po’ stonata, ma viva, ci ricorda che uniti ci si può salvare. Anche se è con le immagini dei bambini che partecipano al laboratorio di pittura che si torna a respirare: l’arte oltrepassa i limiti del ricordo e del passato e diventa mezzo per superare, elaborare ed esprimersi.
Ghila Cerniani
Polvere
presentato 77 esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione “Eventi Speciali”
Regia Simone Aleandri
con la partecipazione di Don Luigi Aquilini, Brunella Fratoddi, Francesco Montorselli, Luciana Millo Brunamonte, Vito Di Domenico, Elisa Di Domenico, Cesira Aliforni, Marzio Mozzetti, Iginio Cugini, Lucia Lalli, Dario Salvi, i cantori a braccio, il coro di Amatrice, i ragazzi e le ragazze e i volontari del Centro Estivo Caritas e del laboratorio d’arte Amatrice, e la Banda di Amatrice
Fotografia Antonello Sarao
Montaggio Gianluca Rame
Musica e Sound design Riccardo Cimino
Sceneggiatura Simone Aleandri e Roberto Moliterni in collaborazione con Vincenzo Carpineta
Suono presa diretta Stefano Civitenga e Domenico Rotiroti
Assistente alla fotografia Denis Bernini
Genere Documentario
Prodotto Sandro Bartolazzi
Produttore esecutivo Barbara Meleleo
Produzione Clipper Media in collaborazione con Aregoladarte
Anno di produzione 2020
Durata 61 minuti
Paese Italia
Immagini del recupero delle opere d’arte ad Amatrice (RI) e frazioni sono state concesse dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Le immagini del Museo civico “Cola Filotesio” sono state concesse dal Comune di Amatrice (RI)
Progetto Arte per Rinascere con il Patrocinio di MiBACT, Regione Lazio e Comune di Amatrice