Il Fringe Festival si è chiuso in bellezza con un’ultima settimana di spettacoli; dal 24 al 26 gennaio è andato in scena “Le Sorelle Prosciutti” per la regia di Massimo Donato; una storia familiare tra lavoro e prosciutti raccontata da Francesca Grisenti ed Eva Martucci
Provincia di Parma, anni ‘40: nel paese di Langhirano assistiamo alle nozze tra l’Adele e Leonildo, partigiano di umili origini; sarà proprio lui, al ritorno dal fronte, ad avviare e portare al successo una florida industria di prosciutti. Tre generazioni più tardi, la nipote Francesca ricostruisce per noi una saga familiare fatta di successi e fallimenti, entusiasmanti ricordi degli anni ‘80 e ribellioni adolescenziali.
Domina la scena il pregiato crudo Fassone, perchè “il prosciutto piace a tutti, non c’è nessuno a cui non piace, giusto?”; tra operaie instancabili e carne stagionata seguiamo la crescita di tre sorelle (la riccia, la alta e la bionda), che hanno qualcosa di ironicamente cechoviano per la nostalgia verso un passato felice e al tempo stesso per il desiderio di evasione; attraverso i loro occhi ci immergiamo in una vita circondata da insaccati, e seguiamo l’ascesa e i drammi dell’impresa di famiglia, che con tenacia e resilienza riesce a uscire da ogni situazione con la dignità intatta.
La scenografia essenziale concentra tutta l’attenzione sulle interpreti Francesca Grisenti ed Eva Marcucci che, con voce e sguardi, evocano immagini e personaggi; grazie a una intelligente scelta di costumi, a cura di Vittoria Papaleo, le attrici si cimentano di tanto in tanto in stacchetti musicali e spiritosi cabaret che giocano col mito di Raffaella Carrà.
La drammaturgia densa di elementi biografici e riferimenti culturali gode di queste parentesi e riesce sempre a mantenere un tono frizzante; il linguaggio si fa anche molto tecnico in riferimento alla lavorazione del prosciutto, che le due donne ci raccontano nel dettaglio, aggiungendo allo spettacolo un’interessante tono documentaristico.
E’ una galleria di ritratti che con uno sguardo panoramico copre molti decenni e ci mostra un intero albero genealogico attraverso la lente del lavoro. Ma soprattutto nella storia e nelle aspirazioni della famiglia riconosciamo le necessità di crescita di un’Italia che, nel giro di pochi decenni, ha vissuto moltissimi cambiamenti e dovuto reinventarsi più volte.
Lo spettacolo dunque riesce a coinvolgere per l’esuberanza delle protagoniste e a tracciare l’epica familiare di uomini e donne che, con impegno e dedizione, hanno saputo farsi da sé. E le nuove generazioni? Francesca precisa che il prosciutto lei non lo sa fare ma che aveva bisogno di parlarne. Abbiamo modo di chiederci quanto della nostra famiglia rimane in noi, al di là di tutta la strada che facciamo e di chi scegliamo di diventare.
Maria Costanza Dolce
Roma Fringe Festival 2019
24, 25 e 26 gennaio
Le sorelle prosciutti
da un progetto di Francesca Grisenti
regia di Massimo Donati
con Francesca Grisenti ed Eva Marcucci