Il terzo album di Valentina Polinori, ‘Le ombre’ – uscito lo scorso 10 marzo – è un lavoro indie intimo e introspettivo che, come un diario segreto, mette nero su bianco i suoi sentimenti oscuri con un sound minimalista, curassimo, dolcissimo, e tutto fatto da sé
Valentina Polinori mangia, beve e respira indie. E non c’è spazio migliore per rendersene conto del suo ultimo album ‘Le ombre’, che incarna tutti i dettami indie più puri e distillati. Dal racconto a sé di sé, all’atmosfera minimalista per porre l’enfasi sulla voce, a un uso curioso delle metafore e delle immagini visive. Nonostante il titolo alluda all’oscurità, ‘Le ombre’ presenta una dolcezza e una simpatia luminose e contagiose.

Valentina Polinori ha una voce tenue, giovanile, a metà tra la tristemente dimenticata Birdy e la nostra L’Aura. Pur non brillando per estensione vocale, l’artista sa compensare quella manchevolezza con un uso sapiente delle armonie (con sé stessa).
Una miscela preparata con ingredienti semplici, ma dalla ricchezza nutrizionale invidiabile. Si può vedere la sua esperienza – ‘Le ombre’ è il suo terzo lavoro – nel maggiore focus posto nella costruzione delle sue tracce, senza tentativi più pop come fatto in passato (come il singolo “Lontani” del 2021). ‘Le ombre’ esiste insulare, in un mondo tutto suo, in cui la voce delicata di Polinori può raccontare i suoi mondi interiori senza timore di intrusioni.
Le ombre: Valentina Polinori come Billie Eilish
Questa è l’impressione che dà il disco: innanzitutto un diario segreto, dove il contatto con l’esteriorità è presente ma leggero. Volendosi allargare ai paragoni con grandi nomi impossibile non pensare a Billie Eilish – non quella ultra-prodotta e complicata degli ultimi album, ma quella adolescente fai-da-te e sicuramente eccentrica delle prime tracce, da “Ocean eyes” a “Ilomilo”, che è riuscita a farsi conquistare in un ambiente pop già allora non molto vivace.
“Sintetico”, che fa uso di un ritmo fuori tempo e minimalista, è il paragone più vicino al suo modo di lavorare. Una particolarità che non pare fine a sé stessa, ma strutturata nella metafora di base della canzone. Per alludere al sintetico, infatti, niente di meglio di una canzone che paia a sua volta fatta di plastica.
Il fascino delle ombre
Nelle parole dell’artista, “Il disco non ha una visione catastrofica delle ombre; le vuole normalizzare, sia perché in fondo esse sono affascinanti, sia perché il buio è la controparte di qualcosa di luminoso, una sua diretta conseguenza. Questo percorso nell’oscurità serve ad osservare le ombre, a raccontarle per poterle affrontare.”
Non ombre di terrore, quindi, ma una compagnia oscura e particolare da portare con sé nei momenti di inquietudine. Il senso di stream of consciousness è poi portato alla sua massima fioritura dalla semplicità testuale, che non si arrovella in lirismi eccessivi con un risultato di maggior precisione.
Difficile immaginare qualcosa di più efficace, nel comunicare un disagio relazionale, dl “per seguire te/stavo andando a sbattere”. Proprio per quanto è immediata funziona al suo meglio, e comunica la situazione con efficacia immediata.
‘Le ombre’ di Valentina Polinori è un album da ascoltare sul letto di casa, in un giorno di pioggia torrenziale come quella raffigurata in copertina, avvolti in una coperta di lana possibilmente sferruzzata a mano e sorseggiando la bevanda preferita, purché calda e zuccherata. Nonostante la vicinanza stilistica dell’album ai predecessori si coglie in Polinori un maggiore focus sonico, una visione più cristallina. Che premia.
Maria Flaminia Zacchilli
Valentina Polinori
Le ombre
1. Alieni
2. Ci crederesti
3. Corvi
4. Noir
5. Cerise
6. Sintetico
7. Medusa
8. L’amore è una cosa di cui non si parla
9. Tunnel
10. Un buco
Distribuzione Believe