Alla IV rassegna capitolina di “sotto l’Angelo di Castello” è approdato Roberto Latini il quale, con ‘Smarrita e soave – Adriano, poeta, tra poeti’, lo scorso 10 luglio ha incantato con la descrizione dell’imponente figura dell’Imperatore Adriano e con la lettura di una raffinata selezione di liriche che sembrano appartenere a un tempo indefinito
Animuccia vagabonda, leggiadra,
ospite e compagna del corpo.
In quali luoghi andrai ora
Tu pallida, fredda e nuda?
E non darai più gioia, come sei solita…Adriano | Animula vagula blandula
Nel Cortile Alessandro VI di Castel Sant’Angelo arriva l’attore Roberto Latini in tutta la sua bravura. Con ‘Smarrita e soave – Adriano, poeta, tra poeti’ pone l’accento sulla poliedrica figura di Adriano già analizzata da Marguerite Yourcenar nel suo “Memorie di Adriano”.
Se la scrittrice francese sviscera e immagina – romanzando la narrazione – la personalità dell’Imperatore romano attraverso una lunga lettera indirizzata a Marco Aurelio, in cui Adriano stesso racconta la sua esistenza, ponendo l’accento sul suo amore sia per le arti sia verso il suo amante Antinoo, Latini, con la sua declamazione, ci rimanda la storia della Mole Adriana e declama poesie con un’intensità percettibile.
L’autore, attore e regista parte dalle varie cariche politiche che Adriano ha ricoperto lungo l’arco della sua vita, per proseguire con l’ascesa al potere, che gli permisero di ampliare le norme di tolleranza e di viaggiare in lungo e in largo per l’Impero al fine di rendersi conto delle esigenze sul territorio, per migliorare gli standard qualitativi.
Non solo, per il successore di Traiano, appartenente alla dinastia degli adottivi, la politica fu infatti rilevante come lo fu la cultura: protettore, infatti, della letteratura, della poesia, delle arti. Pertanto, si ricorda Adriano come uomo dotto, filosofo, grande umanista vicino all’Ellenismo e attirato dal forte senso della bellezza, che scrisse poesie sia in latino sia in greco.
Smarrita e soave: un legame con il presente
Uomo fine, dunque, che usava portare sempre la barba mentre, precedentemente, si usava rasarsi. Insomma, una personalità che ha precorso i tempi, che ha aperto il suo Impero appunto all’arte, alla costruzione di Ville, di teatri e che ha amato il suo Antinoo in tempi di fluidi più di quelli attuali. Un chiaro riferimento all’oggi.
Nella narrazione si inserisce la storia di Castel Sant’Angelo che da sepolcro è divenuto fortezza, poi caserma e di seguito residenza e ora museo. Altresì passetto di Borgo che permetteva di arrivare fino in Vaticano.
Luogo simbolo delle arti e della poesia, allora, consente così di assistere alla declamazione di liriche cariche di pensieri grazie a un cambio di microfono e di tonalità stridule, impetuose, rapide, ombrose, tetre, dolci e morbide, così ardite e suadenti da incantare la platea. Latini, qui, sfodera tutta la sua maestria.
Accompagnato da Luisiana Lorusso al violino e da Claudia Della Gatta al violoncello, l’attore riesce ad ammaliare e a calamitare il pubblico presente. Le musiche seguono l’andamento della lettura che più che scenica si fa vocale, concentrandosi sulla versatilità dell’accento.
Ci si perde tra i versi che parlano di amore, guarigione, passione, comprensione, vita, follia, corpi, rincorse, baci, vicinanza, sguardi, nei quali ci si specchia per riscoprirsi.
Annalisa Civitelli
Foto di copertina: Masiar Pasquali
sotto l’Angelo di Castello IV edizione
Castel Sant’Angelo – Roma
10 luglio
Smarrita e soave
Adriano, poeta, tra poeti
di e con Roberto Latini
Musiche Gianluca Misiti
eseguite dal vivo da
Luisiana Lorusso violino
Claudia Della Gatta violoncello
Luci e direzione tecnica Max Mugnai
Produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi