Al teatro di Tor Bella Monaca di Roma, lo scorso 26 ottobre, Massimo Popolizio ha raccontato il celebre intellettuale e poeta con ‘Pasolini – una storia romana’. L’attore è stato accompagnato dalla struggente musica della violoncellista Giovanna Famulari, in uno spettacolo che emoziona, commuove e diverte inserito all’interno della rassegna Le voci del presente
Il 26 ottobre scorso, al teatro Tor Bella Monaca, La compagnia Umberto Orsini ha reso omaggio a Pier Paolo Pasolini nel cinquantenario della sua morte.

‘Pasolini – una storia romana’ è uno spettacolo a metà tra il reading e la performance teatrale, sapientemente affidato ad uno dei più talentuosi attori italiani, Massimo Popolizio.
Il racconto è nuovo e originale, rispetto ai molti che nell’anno in corso, a ormai mezzo secolo esatto dalla morte del grande intellettuale, sono stati ideati e messi in scena.
Sul palco, allestito da una scenografia minima, una sedia per la bravissima violoncellista Giovanna Famulari e un leggio, diventa quasi palpabile l’autenticità dello scrittore profeta e la verità eterna dei suoi personaggi letterari, scavati da un’analisi psicologica, che ancora oggi spiazza e fa riflettere.
Pasolini – Una Storia Romana: incarnare più personaggi
Il tutto grazie a un Popolizio che passa con disinvoltura da un registro attoriale all’altro, incantando la platea del teatro di Tor Bella Monaca capitolino con un dialetto romanesco davvero impeccabile.
All’occorrenza cronista dell’assassinio di Pasolini, e poi Riccetto, uno dei ragazzi di Vita, che dalla barca si butta nel Tevere per rincorrere una rondine, o Tommaso, uno dei ragazzini del sottoproletariato che tanto amava, di “Una vita violenta”, che al cinema tenta un approccio esilarante con una ragazza, e poi Pasolini stesso con un finale da pelle d’oca, affidato ai potenti versi della poesia dedicata all’amata madre.
“È difficile dire con parole di figlio/ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,/ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore./Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:/è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia./Sei insostituibile. Per questo è dannata/alla solitudine la vita che mi hai data/.E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame/d’amore, dell’amore di corpi senza anima./Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu/sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù.“
Lo scrittore scomodo
Versi che si riallacciano all’avvio del racconto di un Pasolini giovane che da Casarsa, un paesino del Friuli, arriva poco più che ventenne nella città eterna, sistemandosi dapprima a Rebibbia. L o accompagna la madre che, per sbarcare il lunario, pulisce le case di altri.
E intanto Pierpaolo comincia a conoscere Roma, che lo stupisce e lo conquista, soprattutto per l’anima della sua periferia che poi, forse, lo tradirà, dove insegna anche per un po’, sottoponendosi a dei viaggi estenuanti per arrivare a una scuola di Ciampino, che ricordano quelli odierni di tanti professori precari.
In tutto ciò si insinua la storia della sua tragica morte all’Idroscalo di Ostia e le perplessità su come siano andati realmente i fatti, rispetto all’ammissione dell’omicidio da parte del ragazzo di vita Pino Pelosi, che nel maggio del 2005 ritratta, sostenendo di non aver partecipato all’aggressione, messa in atto, a suo dire, da tre persone dall’accento siciliano, che non conosceva.
Dichiarazione che ancora oggi alimenta teorie di complotto sui mandanti di uno scrittore scomodo per la sua lucida e profetica interpretazione della realtà. E così il suo libro “Petrolio”, che Pasolini considerava una summa di tutte le sue esperienze, di tutte le sue memorie, resta incompiuto.
In ‘Pasolini – una Storia Romana’, che dura poco più di un’ora, c’è posto anche per i suoi articoli folgoranti articoli, raccolti negli “Scritti Corsari” in cui critica il conformismo di quegli anni e anticipa il degrado culturale e umano della società, sempre meno empatica e solidale.
Parole che colpiscono, soprattutto per la loro sconvolgente attualità:
“L’Italia – scriveva nel 1962 sulla Rivista Vie Nuove – sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.“
Teatro Tor Bella Monaca
26 ottobre
Pasolini – una Storia Romana
all’interno di Le voci del presente 2025
Piccolo Festival di Drammaturgia Contemporanea
con Massimo Popolizio
Musiche eseguite dal vivo da Giovanna Famulari violoncello
