Nel saggio ‘La scomparsa dei colori’, Luigi Manconi racconta la sua esperienza di persona divenuta cieca e accompagna il lettore in una realtà inedita, fatta di abitudini da modificare e percezioni rinnovate. Un libro che stimola una sincera curiosità su uno stile di vita che molti danno per scontato non li riguardi, ma su cui è importante ragionare tutti/e
“La misura della mia vista si riduceva e, con essa, dovevano ridursi i miei gesti, e farsi più brevi, corti e accorti i miei passi. Dal momento che non vedevo al di là del mio naso, il mio naso diventava il metro non solo della mia vista, ma anche dei miei movimenti nello spazio. Come quando si dice “vivere in ristrettezze economiche“, d’ora in poi mi sarei adattato a vivere entro nuove “ristrettezze spaziali”.”
Luigi Manconi, sociologo e politico con un ruolo in Parlamento, in ‘La scomparsa dei colori’ edito da Garzanti racconta in prima persona il lento passaggio dalla miopia grave alla cecità totale, un processo durato più di quindici anni e che ha trasformato in modo radicale la sua vita quotidiana.

Non si tratta di un’autobiografia in senso stretto, di un diario del dolore o di un memoir clinico, bensì di un saggio personale, scritto – o meglio dettato – con onestà, che riflette sul modo in cui la perdita della vista ha trasformato la relazione dell’autore con il mondo, con gli altri e con se stesso.
Come cambia lo sguardo sul mondo di chi non vede
Ogni breve capitolo è dedicato a un ambito specifico dell’esistenza – la lettura, la scrittura, lo sport, la seduzione – e a come la cecità abbia modificato le abitudini legate a ciascuno di essi.
È una struttura interessante perché, capitolo dopo capitolo, induce a porsi interrogativi che, se si è normodotati, con ogni probabilità non ci si è mai posti.
Per esempio: come si può continuare a scrivere quando l’occhio non può più agire? Cosa diventa lo sport se non si vede la palla? E come cambia il semplice gesto di andare in bagno, quando si è costretti a dipendere da qualcuno?
Manconi, dunque, ci accompagna dentro un tipo di vita che forse non avevamo mai considerato, fatta di abitudini inedite, di strategie nuove, di attenzione ai dettagli che spesso i vedenti ignorano.
Sorprendentemente, nel libro non si parla mai del braille. L’autore a quanto pare non lo usa, non lo nomina: la sua esperienza si affida piuttosto all’ascolto. Ore passate ad ascoltare audiolibri, a cogliere il suono del pallone che rimbalza sul linoleum della palestra, a riconoscere le voci e i silenzi.
Anche la scrittura del libro è avvenuta attraverso la voce: Manconi ha dettato le pagine alle sue assistenti, dando loro piena libertà di intervenire secondo il proprio gusto. Il testo che ne risulta è quindi frutto di una collaborazione, così come lo è quasi ogni impresa, grande o piccola che sia, della sua vita di cieco.
“Nel complesso, il numero di gesti di cui sono capace è cresciuto o diminuito? Per un verso, è senza dubbio cresciuto, perché anche azioni in apparenza semplici richiedono una più complicata procedura: prendere le misure, dosare il movimento, controllarne gli effetti. Ciò comporta un rallentamento generale e un investimento di tempo, ma soprattutto l’uso di accortezza e cautela rispetto agli atti più consueti: aprire il frigorifero è molto semplice, trovare la bottiglia dell’acqua lo è altrettanto, ma versarla nel bicchiere che tengo nell’altra mano può rappresentare un’avventura piena di incognite e di possibili disastri.”
Com’è lo sguardo nei confronti di chi non vede
Non mancano riflessioni pungenti sull’atteggiamento delle persone vedenti nei confronti dei ciechi. Manconi, pur essendo un convinto sostenitore del politicamente corretto, preferisce chiamare le cose con il loro nome e si definisce cieco, rifiutando, almeno per quanto riguarda se stesso, termini più soft come ipovedente.
Allo stesso modo, mette in discussione quella forma implicita di superiorità che molti normodotati esprimono, spesso in maniera inconsapevole, nel rapportarsi con chi non vede.
Elenca infatti alcuni degli atteggiamenti che ha riscontrato: c’è talvolta dell’imbarazzo, talvolta dell’eccesso di zelo, quasi sempre uno strano senso di colpa. C’è chi si scusa per vedere, come se fosse un privilegio da espiare, e chi accompagna il cieco al bagno e poi lo aspetta fuori dalla porta, timoroso che possa aver bisogno d’aiuto per svestirsi o persino per espletare i suoi bisogni.
In queste dinamiche quotidiane si manifesta, secondo Manconi, una forma sottile di superiorità involontaria, una condiscendenza che egli riconosce e smonta con acume.
“Le migliori intenzioni del mondo, la più generosa sensibilità e la più affettuosa sollecitudine nei tuoi confronti non riescono a evitare che, alla resa dei conti, la tua persona fisica, nel mio caso piuttosto ingombrante, venga considerata e di conseguenza gestita come un pacco. In ogni caso, come un oggetto, spesso destinatario delle più amorevoli cure: e, tuttavia, una cosa inanimata che deve autonomia e movimento a quanti le si dedicano.”
La scomparsa dei colori: una testimonianza potente ma non prepotente
Il tono di questo saggio è misurato, limpido, senza tracce di rabbia né di accusa, e Manconi non sembra cercare compassione o rivendicazione. Si limita invece a raccontare, con rigore e finezza, una condizione che è diventata la sua realtà quotidiana. E lo fa con una prosa sobria, essenziale, che non rinuncia all’ironia e alla leggerezza, ma sa colpire nel profondo.
‘La scomparsa dei colori’ è un libro che ci riguarda tutti/e, persone cieche e non, perché spinge a guardare e ascoltare oltre i nostri limiti di percezione. È il racconto di una trasformazione, ma anche un invito alla comprensione, alla curiosità, al rispetto.
Un’opera che, senza alzare la voce, lascia il segno.
Eva Maria Vianello
Biografia
Luigi Manconi insegna Sociologia dei fenomeni politici presso l’Università IULM di Milano. È parlamentare e presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato.
Tra i suoi libri recenti: “Corpo e anima” (Minimum fax 2016), “La pena e i diritti” (con G. Torrente; Carocci, 2015), “Abolire il carcere” (con S. Anastasia, V. Calderone, F. Resta, Chiarelettere 2015), “Accogliamoli tutti” (con V. Brinis; Il Saggiatore 2013), “La musica è leggera” (Il Saggiatore, 2012), “Non sono razzista ma. La xenofobia degli italiani e gli imprenditori politici della paura” (con Federica Resta; Feltrinelli, 2017).
Nel 2001 ha fondato l’associazione “A buon diritto“.
La scomparsa dei colori
Luigi Manconi
Edizioni Garzanti
Collana Saggi
Genere Saggistica
Anno 2024
Pagine 208