‘La Grande Sete’ è il romanzo d’esordio della giovanissima Erica Cassano. Nelle sue pagine prende forma la storia della nonna dell’autrice, dopo il ritrovamento di un diario e di fotografie relative al periodo trascorso a Napoli alla fine della seconda guerra mondiale
“Mi sentivo privata di qualcosa di irrinunciabile. Come agli Assetati mancava l’acqua, a me mancava quello che mi dissetava la testa. Mi sentivo prosciugata, temevo di perdere la capacità che avevo sempre avuto di mandare a memoria concetti e quindi mettevo a punto i miei marchingegni per cercare di non far rinsecchire la mente.”
Quando ci troviamo di fronte a scrittori con la “S” maiuscola, non ci sono libri d’esordio identificabili come tali. Non percepiamo di essere di fronte a una opera prima.

Iniziamo, dunque, a leggere e ci ritroviamo immediatamente dentro la storia. Ed è questo il caso de ‘La Grande Sete’, edito da Garzanti.
“L’aria era densa, irrespirabile per il tanfo, i fuochi che crepitavano nei bracieri rendevano il caldo ancora più insopportabile.”
Gli Assetati
Dalle prime righe assistiamo al vortice di un girone infernale, in cui individui non ben identificabili, ma nominati come gli Assetati, si calpestano per cercare di placare l’arsura a cui la città di Napoli è costretta dopo la distruzione dell’acquedotto del Serino da parte dell’esercito tedesco.
Siamo nel pieno della Seconda Guerra mondiale. A Napoli non c’è più acqua corrente e la popolazione si riversa sulla spiaggia della città dove si prova, con scarso successo, a ricavare una poltiglia, presumibilmente non potabile anch’essa, dall’acqua di mare.
A questo porta una catastrofe come la guerra: a uno stato di tale miseria per cui anche ciò che non sarebbe mai stato considerato accettabile, viene considerato normale.
Gli Assetati non sembrano uomini e donne, bensì massa informe che trasuda tutta l’animalità a cui sono stati costretti. Fra di loro c’è anche Anna, anche se la sua presenza su quella spiaggia serve solo come copertura per il segreto che suo padre si ostina a nascondere: solo in casa loro, inspiegabilmente, l’acqua c’è ancora.
La loro casa sembra miracolata, anche se lei, come la sua famiglia, non prova affetto per quelle quattro mura, in un mezzanino condannato all’oscurità. Troppo forte è ancora il ricordo della bella casa genovese, inondata di luce, che sono stati costretti ad abbandonare come punizione per le idee antifasciste del padre.
“Da noi l’acqua continuava a uscire dal lavello della cucina, trasparente e odorosa di cloro. Per mia madre era un miracolo: diceva che Mosè era salito sul monte Oreb a battere la roccia solo per noi. Secondo mio padre, invece, era un caso, un peso più che una benedizione. Non riusciva a spiegarselo (…) Comunque, lo considerava un pericolo: se l’avesse scoperto anche una sola persona, avremmo dovuto metterci a distribuire acqua a tutto il quartiere, anzi, come diceva lui, a tutti i fetenti di Napoli.”
La Grande Sete: la famiglia in tempi di guerra
Anna racchiude l’essenza dei suoi familiari, che si mescolano nel suo giovane animo in modo vorticoso. Avvertiamo quindi il risentimento della madre nei confronti del padre, reo, a suo avviso, di averle trascinate nella miseria napoletana a causa della sua testa piena di idee, la melanconica visione della sorella maggiore, gli entusiasmi dei piccoli nipoti, l’integrità morale del padre.
Le persone che influenzano la sua personalità ci appaiono veritiere, con caratteri a tutto tondo, e sfaccettature complesse. Soprattutto in tempi di guerra, poi, la famiglia non si limita solo ai meri legami di sangue, ma include tutti gli animi umani che, nella sventura, condividono lo stesso destino.
In questo modo conosciamo bene anche i condomini e il loro carico di pregiudizi, paure, speranze. Anche le loro sono personalità strutturate, ben descritte dalla penna della Cassano; ce li svela a poco a poco con la sapienza di costruire i lati dei caratteri con gradualità e spessore.
“Non sappiamo niente», risposi. Pensai a cos’altro dire per non sembrare scortese o vergognosa come mia sorella. Mi venne in mente solo quello che aveva detto poco prima mia madre: «Siamo sotto al cielo”.
Dalla caduta al riscatto di Napoli
Nei romanzi ambientanti a Napoli, sovente si trovano dichiarazioni d’amore degli scrittori nei confronti della città, anche se raramente il risultato di tale operazione rende giustizia all’intenzione dell’autore.
Erica Cassano invece riesce a restituire dignità al protagonismo della città in cui si svolge il racconto. Inizialmente il ricordo di Genova, in cui la sua vita scorreva serenamente, ha il sopravvento sugli anni vissuti a Napoli durante le fasi più acute della guerra.
La luce di Genova è vivida: nel ricordo della casa di famiglia casa ampia e soleggiata, dei teatri illuminati in cui assistevano a spettacoli di danza, delle passeggiate domenicali sulla costa ligure.
Napoli è avvolta in un’oscurità che pare non voler finire mai. Il buio delle strade da percorrere per rifugiarsi nelle gallerie durante i bombardamenti aerei, l’oscurità del mezzanino in cui vivono, l’oscurità della linea ferroviaria della Cumana che porta Anna al lavoro.
Ma a poco a poco l’amore per Napoli cresce. Dopo la liberazione dall’esercito fascista, la luce arriva a inondare la città nello scintillio del mare restituito ai pescatori, nei fuochi d’artificio che celebrano la libertà riscattata, nelle luci dei primi alberi di Natale portati dall’esercito americano
“Avevo tenuto gli occhi spalancati nel nero del tunnel, puntati fuori do- ve sapevo che dopo poco sarebbero ricomparsi il cielo e le sagome degli alberi che si alternavano al mare. Ma allora, dopo le notti alla Galleria, il buio non lo sapevo più sopportare.”
Non solo sete d’acqua
La grande sete non si placa solo con l’acqua, perché non è solo fisica e riguarda anche anima e mente. La protagonista cresce nelle pagine del romanzo e comincia a domandarsi se saprà riconoscere le sue esigenze e le sue aspettative, se saprà affrontare i pregiudizi a cui è costretta come italiana liberata, come donna degli anni ’40.
La sua formazione è quella che affronta l’Italia intera, che si trova a fare i conti con il suo recente e doloroso passato, e che riserva la speranza di riscatto nel futuro. Come ogni fatto dell’umana esistenza, anche la liberazione non è composta da un momento perfetto.
Luci e ombre emergono dallo scambio e dallo scontro culturale con l’esercito americano, con la nuova realtà che si delinea all’orizzonte. La rotondità del racconto della Cassano emerge nei particolari in cui delinea forze contrastanti, di tensione e speranza, di delusione e riscatto.
Leggiamo con interesse pagina dopo pagina, dissetandoci soltanto scoprendo cosa accadrà man a mano che si svolgono le vicende.
Nessun episodio si rivela scontato, anticipato; i tempi descrittivi sono bilanciati costruendo uno spettacolare racconto realistico e affascinante.
Una penna potente, capace di catturare la nostra attenzione di lettori con facilità; un’eco morantiano in sottofondo affiora alla mente mentre leggiamo ‘La Grande Sete’, che speriamo possa essere di buon augurio per il futuro di questa promettente scrittrice.
Laura Vespa
Biografia
Erica Cassano è nata a Maratea (PZ) il 19 agosto del 1998. Dopo il liceo classico, ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la magistrale in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli.
Ha vissuto a Parigi per alcuni mesi, per poi trasferirsi a Torino, dove ha frequentato un master in Scrittura e narrazione. Oltre ai libri, ama l’arte, la fotografia e i gatti, di cui si è sempre circondata.
“La Grande Sete” è il suo romanzo d’esordio.
La Grande Sete
Erica Cassano
Editore Garzanti
Collana Narratori Moderni
Genere Romanzo
Anno 2025
Pagine 384