Il Roma Borgata Festival, diretto da Alessandra Muschella, si è aperto il 18 maggio con un cartellone ricco e intenso di spettacoli, che si svolgono in alcune delle periferie capitoline. ‘Il sogno di una cosa’ è stato uno di questi. Andato in scena il 30 maggio scorso ha reso omaggio a Pier Paolo Pasolini, nel cinquantenario della sua morte, con una rilettura intima e originale del suo romanzo d’esordio, scritto tra il 1948 e il 1949, e pubblicato solo nel ‘62
Al Roma Borgata Festival a fare da cornice all’evento, ‘Il sogno di una cosa’ – andato in scena lo scorso 30 maggio -, l’area archeologica del parco di Villa De Sanctis, polmone verde di Roma est.

Narratore d’eccezione Elio Germano. L’attore romano ha letto il primo Pasolini, quello del romanzo “Il sogno di una cosa”, donando al pubblico anche degli intermezzi musicali e suonando la fisarmonica con mestiere.
Al suo fianco il talentuoso compositore Teho Teardo che diletta il numeroso pubblico con suoni ora soavi, ora più carichi, che accompagnano le letture di Germano da poco insignito del sesto David di Donatello, come miglior attore protagonista del film “Berlinguer – La grande ambizione”.
La scena è interamente occupata da una consolle, dietro la quale trova posto l’originale duetto. La scenografia naturale che li avvolge è da mozzafiato: dietro le loro spalle la luna illumina l’imponente Mausoleo di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, e le parole del supremo Pasolini fanno il resto.
Il sogno disatteso
Siamo a Casarsa, paese natale del grande scrittore friulano, nell’immediato dopoguerra. A sognare la cosa tre ragazzi che vivono ancora in un ambiente prettamente rurale e senza stimoli, da cui decidono di scappare per raggiungere la vicina Jugoslavia. E così, pieni di entusiasmo, partono alla volta della terra promessa, che si rivelerà, però, del tutto immaginaria.
I tre ventenni si trovano, infatti, fin da subito, a fare i conti con la condanna della clandestinità e con un mondo totalmente privo di compassione, che li rifiuta, facendoli quasi morire di fame e di stenti, svuotando di senso il loro sogno di una vita migliore.
Dopo varie vicissitudini, se ne ritornano al loro paese in cui, nel frattempo, cominciano le lotte contadine e nascono le prime fabbriche, e in questo contrasto riemerge, in tutta la sua tragica realtà, la durezza della vita anche a casa loro.
Il sogno di una cosa: l’ispirazione marxista
Il titolo ‘Il romanzo di una cosa’ nasce da una citazione di Marx, ripresa da Franco Fortini, a cui lo scrittore friulano scrive per chiedergli di riportargliela per intero, essendone rimasto, a suo dire, “folgorato”.
Si tratta dell’ultima lettera che Karl Marx scrive ad Arnold Ruge a Parigi, nel 1843. Pasolini la riporta in epigrafe al libro: “il nostro motto – scrive – deve essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l’analisi della coscienza non chiara a se stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa”, “della quale – continua la citazione di Marx – gli manca solo di prendere coscienza, per possederla veramente”, frase, quest’ultima, omessa da Pasolini come citazione al suo testo.
Le parole poetiche, e fortemente suggestive, del grande scrittore friulano insistono per tutto il romanzo anche su un’altra protagonista dello stesso, sempre tragicamente presente: “la tristezza della miseria”, dalla quale i tre ventenni non riescono ad emanciparsi. Vinti dalla vita e dall’amaro cinismo dei tempi, che non sembrano poi così lontani.
Anna Merola
Foto: Daniele Casalboni
Roma Borgata Festival
Il festival diffuso delle borgate e delle periferie romane
Villa De Sanctis | Roma
Il sogno di una cosa
opera liberamente tratta dal capolavoro di Pier Paolo Pasolini
30 maggio
con Elio Germano e Teho Teardo
Associazione culturale A.S.A.P.Q.