Al teatro Tor Bella Monaca di Roma, dal 14 al 16 marzo, è andato in scena ‘Fanny’, spettacolo scritto da Rébecca Déraspe e diretto da Silvio Giordani. La commedia si concentra su tematiche attuali, la parità di genere e l’impegno civile, sia mettendo due mondi a confronto, quello giovanile e di mezza età, sia creando un’intersezione generazionale facendoli avvicinare grazie a un cambio di prospettiva
Al teatro di Tor Bella Monaca di Roma, dal 14 al 16 marzo, è andata in scena la delicata commedia ‘Fanny’ dell’autrice canadese Rébecca Déraspe. Una pièce che parla di parità di genere e di impegno civile, esplorando il complesso e variegato universo femminile, sempre pronto a mettersi in discussione e ad aprirsi al mondo.

Il nome francese della protagonista che, in italiano, corrisponde a Francesca, pare calzarle a pennello per l’eleganza, il fine umorismo e la delicatezza del personaggio, ben interpretato da Maria Cristina Gionta, che vive un rapporto solido con il marito Dario, ruolo rappresentato da Adriano Evangelisti.
I due cinquantenni sembrano amarsi, tuttavia la loro è una coppia grigia, come gli abiti che indossano. Vivono infatti fuori dal mondo, chiusi nella loro comfort zone, senza grandi problemi e senza alcun vero stimolo. In pratica, galleggiano come i pesci del loro acquario.
Tuffarsi nella vita non è un’alternativa per loro, almeno fino a quando non entra nella loro casa Alice, una giovane studentessa di filosofia alla quale hanno deciso di affittare una camera, di cui Camilla Pujia veste i panni.
Fanny: due generazioni a confronto
La ragazza, molto diretta, e così priva di filtri nell’esprimersi da dimostrarsi sgarbata, smuove l’universo di Fanny. La protagonista così comincia a dire le cose esattamente come sono, facendo delle confidenze al marito per scoprire le verità di entrambi.
Alice, inoltre, ha un modo di fare assai disinvolto, e pensieri estremi, come d’altronde molti giovani. Sostiene di non credere nella coppia, e di essere contro la “concettualizzazione dei sentimenti”, per poi cambiare idea quando si innamora del ragazzo sbagliato. Fin da subito, dunque, tiene a precisare ai suoi locatori che, durante la sua permanenza nella casa, non perderà di certo tempo in convenevoli e conversazioni di facciata.
Pone spesso domande imbarazzanti a Fanny che, dopo un iniziale disorientamento, di fronte a ciò che pensa e dice la ragazza, decide di provare a conoscerla meglio, anche solo per curiosità.
La rappresentazione quindi procede vertiginosa. I protagonisti si muovono all’interno di una scenografia scarna e immaginaria, le loro interpretazioni sono ben sostenute, azioni e dialoghi sono ritmati. Questo fa si che sul palco si crei un intreccio di esistenze, generando una commistione di esperienze che modificano ciascuna personalità.
La regia di Silvio Giordani è, infatti, dinamica e cattura la platea come una calamita. Giordani, inoltre, spiega il suo intento: “creare e promuovere spettacoli teatrali che esplorino le sfide legate alla parità di genere, mettendo in luce storie di donne forti, e fare un teatro che affronti temi specifici sul disagio della persona, sull’affermazione dell’identità, sulla salvaguardia dei diritti della persona”.
L’intersezione tra generazioni
Si assiste quasi a una sfida: Alice porta Fanny nel suo mondo, fatto di svago, ma anche di impegno civile. Fanny prende consapevolezza che esiste un universo fuori dalle mura domestiche e ne conosce il vigore come la passione giovanile.
E l’ambiente della discoteca parla a tutti noi. Alice introduce Fanny in un luogo nuovo dove tutte/i oltre a indossare delle scarpe rosse – colore che accende la rappresentazione, sono intenti/e nel ricordare che “si è consumato il quattordicesimo femminicidio” e il fenomeno “non viene preceduto da nessun segnale” o quantomeno questi sono silenti all’inizio per emergere con il tempo.
Le persone violente, infatti, tendono a confondere: non hanno indosso dei cartelli che avvisano “sono totalmente incapace di gestire le mie emozioni“, bensì “lavano i piatti e per complicare le cose si scusano”.
La mente di Fanny si accende. Come un lampo riflette sul mondo reale, devastato dalle diseguaglianze. Si domanda per quale motivo le continue notizie di donne uccise da uomini che dicevano di amarle, fino a quel momento, non abbiano sortito in lei nessun effetto.
Questo è il punto di svolta che vede Fanny porsi di fronte alla vita in modo diverso. Ora ha il coraggio di “adattarsi all’audacia delle sfumature” e di provare a impegnarsi in una società che sta perdendo la sua rotta. Cambiamento che di conseguenza contagia anche Dario.
‘Fanny’ è uno spettacolo che emoziona e induce a comprendere come avvicinarsi, senza paura alcuna, a situazioni lontane dalle nostre corde come a empatizzare con i/le giovani, che lottano per una società egualitaria. Mette di fronte la platea alla sensazione di non galleggiare più, bensì di compiere uno sforzo per nuotare nel mare, non sempre calmo, della vita.
Per chi si fosse perso lo spettacolo, ‘Fanny’ sarà riproposto al teatro Roma capitolino dal 26 al 30 marzo.
Anna Merola
Foto: Tommaso Le Pera
Teatro Tor Bella Monaca
dal 14 al 16 marzo
Fanny
Scritta da Rebecca Déraspe
Traduzione Marco Carazza
Regia Silvio Giordani
con
Mara Cristina Gionta Fanny
Adriano Evangelisti Dario
Camilla Pujia Alice
e con
Francesco Nuzzi, Angelica Accarino, Anita Farina, Carmine Cacciolla, Alessandro Chiodini, Flavia Ferri, Nicole Desiderioscioli, Chiara Iaccarino e Chiara Silano
Scene Mario Amodio
Costumi Lucia Mariani
Disegno luci Marco Macrini
Amministrazione Giuseppe Varano
Una produzione Centro Teatrale Artigiano