Al Pacta dei Teatri di Milano il 7 marzo scorso è andato in scena ‘Dalser la Mussolina’, spettacolo inserito all’interno della rassegna “Donne Teatro Diritti”. Michela Embrìaco oltre a pensare alla regia del monologo, interpreta la figura di Ida Dalser con rigore, facendo emergere quanto il suo ruolo sia stato ridotto al silenzio e alla cancellazione della sua personalità
Ciò che dovrebbe darle voce, è quel che la imprigiona. Eloquente ed efficace la scelta scenica per raccontare ‘Dalser, la Mussolina’, che apre la rassegna “Donne Teatro Diritti” al Pacta di Milano. Sul palco una selva di microfoni si fanno sbarre da piegare per uscire dal manicomio dove Ida Dalser è stata rinchiusa da Benito Mussolini, dopo aver dato alla luce il suo primo figlio, Benito Albino, nei tempi in cui il futuro duce era un funzionario socialista in rapida ascesa.

Una primogenitura che la Dalser rivendica per tutta la sua vita, per essere poi accusata di follia e ridotta al silenzio. Una cancellazione che Dalser – che al sogno del proprio uomo consegnerà tutto il proprio denaro, la propria libertà e la propria intelligenza, può contrastare soltanto re-immaginando la storia.
L’immagine paradigmatica della donna sottomessa
Quasi a costruire il mondo che conosce bene ogni donna vittima, quello che oggi definiremmo relazioni tossiche. Prima e oltre, dunque, a illuminare una pagina rimossa degli albori del fascismo.
Quella di Ida Dalser, trentina trapiantata a Milano, è appunto una vicenda di scuola, di come una donna viene sovente educata a intendere, e a rileggere, la propria relazione con un uomo manipolatore.
Nel sogno di pentimento si immagina quindi Mussolini ritornare dal proprio primo e vero amore: la strega votata a rompere l’incantesimo sarebbe Rachele, la moglie legittima per il mondo, e seconda e usurpatrice secondo Dalser, a cui il preteso eroe sarebbe stato costretto a unirsi da compagni di partito.
Desiderosi, questi, di offrire al mondo l’immagine paradigmatica della donna sottomessa che Dalser, colta e fatta ricca dalle proprie forze, non avrebbe mai potuto essere.
L’odio della donna tradita e abbandonata, confinata in un manicomio da dove evade non fuggendo ma morendo suicida, si rivolge soltanto all’altra donna, a una pari, mai a chi del suo annullamento giova.
Dalser: una favola nera
Con ‘Dalser’, Angela Demattè – dopo “Margherita Sarfatti”, torna a occuparsi, con un testo elegante e ben calibrato, delle donne che hanno reso Mussolini un’icona, di chi ha alimentato e dato forma al potere di cui lui ha furbamente approfittato.
Lo fa affidando un ritratto empatico, mai banalizzante, a un’intensa Michela Embrìaco, che pure conserva nella sua interpretazione un’efficace misura, ben calata nell’atmosfera sospesa di una favola nera in cui l’attraversamento del bosco del manicomio di Pergine si fa quello di una psiche, di un tempo, e del carico di tutte le narrazioni che, dalla notte dei tempi, hanno scritto per le donne sempre lo stesso ruolo.
Intorno a loro, anche quando si immaginano libere, una nuova prigione si stringe, proprio mentre le illude di aver, finalmente, la possibilità di raccontarsi. E forse, tuttavia, è nel sacrificio che la realtà continua a chiedere come prezzo che si trovano i semi – lo dimostra questo lavoro – di fare risuonare queste storie al presente. Per fornire gli strumenti di leggere il mondo, se non altro, a chi viene dopo.
Chiara Palumbo
Foto: Pierluigi Cattani Faggion
Pacta dei Teatri
7 marzo
Rassegna Donne Teatro Diritti
Dalser la Mussolina
Drammaturgia Angela Dematté
Regia Michela Embrìaco
con Michela Embrìaco
Scenografie e costume Giusi Campisi
Musiche originali Adele Pardi e Stefano Artini
Progetto sartoriale Lea Lausch GelZun
Partitura luci Mariano de Tassis
Sound design Stefano Artini
Tecnica Luca Brun
Visual art e fotografia Pierluigi Cattani Faggion
Coproduzione Multiverso teatro e Pacta dei Teatri
in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento
in partnership con la Fondazione Museo Storico del Trentino