Il Milano Fringe Off ha aperto il sipario lo scorso 2 ottobre per proseguire la sua programmazione fino a domenica prossima, il 12 ottobre. Dieci giorni in cui la città si rianima e dove il teatro si fa materia viva. Uno degli spettacoli in cartellone, ‘Al suo posto’, scritto e diretto da Marianna Esposito, che mescola sarcasmo e denuncia, capovolgendo con intelligenza gli stereotipi del nostro tempo
Il festival Fringe Milano Off propone al Parco Center uno spettacolo originale e ironicamente tragico: ‘Al suo posto’. Cosa accadrebbe in un regime matriarcale in cui gli uomini vivono le ingiustizie che quotidianamente sono costrette a patire le donne reali?

In scena dal 2 al 5 ottobre, ‘Al suo posto’ è un testo comico, ma di una comicità amara, perché i quattro protagonisti vivono esperienze atroci, scandite da una radio che informa gli ascoltatori di omicidi e stupri. È singolare che, per realizzare la rappresentazione, quattro attori maschi siano diretti da una donna regista e sceneggiatrice, Marianna Esposito.
Al suo posto: il finto mondo matriarcale
Diego Paul Gualtieri, Giulio Federico Janni, Francesco Meola e Libero Stelluti sono seduti per bere un té da porcellane che ricordano i giocattoli per bambine; al tavolo è affisso un manifesto in cui dei Ken truccati mangiano pasticcini.
Un ambiente giocoso, gradevole per un pubblico femminile, ma anche falso, così come è frivolo, stucchevole e finto il mondo matriarcale in cui gli i personaggi vivono.
La staticità degli interpreti seduti per tutto il corso della pièce in questa sala da tè è contrastata dall’uso della gestualità, della voce e della mimica: chi non ha la parola maneggia le porcellane, senza mai dimenticarsi di essere in scena. Sembrano gesti semplici, ma richiedono anni di esperienza sul palcoscenico.
La visione rovesciata
Il soggetto che sembra più emancipato, in quanto gestisce un negozio e rimorchia donne su Tinder, si innamora di una donna sposata, di cui diventa il giocattolo sessuale.
Accanto a lui, il più tradizionale rinuncia all’azienda per dedicarsi interamente alla figlia, subendo le critiche degli amici. Per avere un bambino, il più grassottello subirà per volere della moglie delle dolorose punture, nocive per il suo peso, e subisce violenza dalla donna per concepire.
Nemmeno l’uomo in carriera si salva: ha ottenuto un posto di lavoro come chirurgo per le quote azzurre, la moglie è alcolizzata e manesca perché non è riuscita ad emanciparsi, la figlia è una bulla e il maschietto è chiuso in se stesso.
Di fatto, sembra che i protagonisti portino addosso il peso di un modello ormai consolidato: il dolore al femminile trasposto al maschile. Inoltre, quando provano a organizzare una giornata insieme, scoprono di essere tutti molto occupati e non riescono a scegliere la data, con un tragico esito finale.
Il linguaggio contrapposto
Particolare attenzione è stato prestato al linguaggio: l’italiano è una lingua maschilista in cui domina il genere maschile, tuttavia la Esposito ha ribaltato sapientemente la situazione, inventando un mondo di primarie, mediche, femminile sovraesteso. Naturalmente i segretari si chiamano signorino.
A un certo punto, durante il corso della narrazione, i personaggi propongono di modificare la lingua italiana inserendo termini per noi spettatori comuni come architetto, parroco, sindaco e molti altri ancora.
Anche i modi di dire sono al contrario: ogni aspetto della società patriarcale è stato pazientemente trasformato in un rigido mondo matriarcale che strappa non molte risate, pur aprendo gli occhi sulla violenza sulle donne.
Il punto di vista più singolare di ‘Al posto suo’ è che la platea si indigna per i soprusi che devono patire i protagonisti, ma sono assuefatti ai maltrattamenti che nella realtà devono subire le donne.
Il mondo della Esposito non è poi così diverso dal nostro, semplicemente le vittime sono gli uomini. Attraverso il sorriso, la distopia e l’humour nero, vengono denunciati i mali della nostra società.
Valeria Vite
Festival Fringe Milano Off 2025 – Parco Center
Al suo posto
dal 2 al 5 ottobre
Scritto e diretto da Marianna Esposito
Aiuto regia Francesca Ricci
con Diego Paul Galtieri, Giulio Federico Janni, Francesco Meola e Libero Stelluti
Scenografia Stefano Zullo
Compagnia TeatRing
